Manzini: "La Lazio è un modo di vivere. Guendouzi mi rende orgoglioso, su Gascoigne e Nesta..."
Lo storico team manager a tutto tondo sulla Lazio del passato e del presente
Perché sono diventato della Lazio? Non saprei dirlo con certezza. Probabilmente è stato un colpo di testa, considerando che vengo da una famiglia di romanisti sfegatati. Da piccolo, della Lazio non sapevo nemmeno l'esistenza, si parlava solo di Roma. Un giorno mio padre decise che era il momento giusto per portarmi a vedere un derby, e lì dissi: 'A me piacciono quelli con la maglia azzurra'. Gli ho dato un dispiacere enorme, ma è così che sono diventato laziale. Col tempo, ho avuto la fortuna di entrare a far parte della società per pura passione. Sarò sempre grato a Calleri per avermi dato questa opportunità.
Sul rapporto con Di Canio, Manzini ha raccontato:
Era tutto sommato buono. Di Canio era una persona pura, senza malizia: diceva e faceva tutto quello che pensava, senza preoccuparsi delle conseguenze. Un carattere davvero unico."
E su Gascoigne:
"Lui era il vero emblema del detto ‘genio e sregolatezza’. Anche Zoff, nonostante tutto quello che ha dovuto sopportare, lo definiva così. Un episodio memorabile? Una volta, durante il ritiro all’Hotel degli Aranci, dopo cena si chiacchierava tranquillamente quando un cameriere venne da noi e disse: ‘Scusi mister, ma Gascoigne sta creando problemi perché infastidisce le cameriere’. Zoff lo fece scendere e lui arrivò completamente nudo. Eppure Zoff lo trattava come un figlio, e Gascoigne lo considerava un padre. Chi apprezzava la semplicità, il talento e la follia non poteva non volergli bene.
Manzini ha poi ricordato altre ‘prodezze’ di Gascoigne:
Un giorno a Tor di Quinto, il proprietario di un ristorante mi chiamò dicendo: ‘Vieni subito, siamo fuori controllo’. Arrivato lì, trovo Gascoigne sdraiato sul tavolo, ricoperto di spaghetti e insalata. Gli dissi di alzarsi, e lui, tranquillo, rispose: ‘Convinto che fossi ubriaco? Macché, era solo uno scherzo.’
Un’altra avventura riguarda la sua macchina nuova:
Avevo parcheggiato davanti al gabbiotto a Tor di Quinto. Dopo pranzo, esco e la macchina non c’era più. Pensando al furto, vado a fare denuncia. Poco dopo, entro in palestra e lì, incredibilmente, trovo la mia macchina parcheggiata al centro della sala. Per tirarla fuori ci sono voluti 40 minuti!
I tre giocatori che sono stati d’esempio? Mimmo Caso che era il saggio della compagnia, se c’era un problema che litigavano cercava di mettere pace. Klose, si è saputo calare molto bene nella realtà italiana e della Lazio. È andato via e ogni volta che lo incontro, incontro un tifoso della Lazio. Una volta che conosci la Lazio non puoi essere di nessun’altra squadra.
Chi mi ha reso più orgoglioso? Guendouzi, senza togliere niente agli alti. È veramente un grande giocatore.
Stam? Una persona dolcissima. Lui non tollerava le cose scorrette, in una partita un giocatore gli ha dato un calcio da dietro e lui si è voltato e l’ha preso per il collo e l’ha alzato con una mano sola. Anche lui che giocatore”.
Addio di Nesta? L’ho vissuto con grande dispiacere anche perché fino alla sera prima eravamo a cena e alle 2 del mattino è andato via dicendo “domani mattina vengo e firmo”. Lui la mattina dopo stava firmando, ma col Milan. Era un generoso nato, gli vorrò sempre bene e gli sarò sempre grato”.
La Lazio è un modo di vivere, sono fiero di quello che mi ha dato. È una cosa che sento e che sentono tutti i veri laziali.
Baroni? Credo che sia un amore dovuto per lui. Ha qualcosa che gli altri non hanno, è stato giocatore, e anche grande, e come tale a differenza di molti dei suoi colleghi sa cosa passa nella testa dei giocatori e ha sempre le parole giuste".