Il Messaggero | Sergej scende e Luis sale: rebus Lazio
Il destino è imprevedibile e controverso. Forse un gol avrebbe potuto riaccenderlo, invece Milinkovic resta fermo al palo, scosso solo nel suo caos. In silenzio, come dopo il ko di Lecce nello spogliatoio e nel confronto della scorsa settimana a Formello. Ancora in un angolo persino alla festa per il 123esimo compleanno della Lazio, mentre tutti i compagni si tuffano a braccare il microfono per suonare l’immediata riscossa contro il Sassuolo. Il Sergente ancora più in imbarazzo quando Lotito risponde a una battuta della comica Francesca Manzini proprio sul serbo: «Non mi risulta che Milinkovic sia sul mercato... È lui che si nasconde al tavolo». Anche quest’atteggiamento è un segno dei tormenti di cui tutti rumoreggiano a Formello. Sergej è spaesato, il suo entourage vuole portarlo a scadenza e non fargli firmare alcun rinnovo senza la certezza che le principali corteggiatrici (Juve e Arsenal) si ripresentino a giugno. Sergej è confuso perché da una parte ama la Lazio e non vuole lasciarla a parametro zero, dall’altra sente che a 28 anni è il momento di compiere il salto e non c’è più tempo di aspettare poi un altro anno. Dentro, il travaglio è intenso e si ritorce sul rendimento. Nelle precedenti stagioni nulla era riuscito a scalfirlo, stavolta è diverso. A novembre tutti pensavano avesse la testa al mondiale, adesso che stia pagando i dolori di una caviglia malconcia e una condizione non al top. Tutto vero, ma Milinkovic manca da tre mesi alla Lazio. Non è un caso che il cammino biancoceleste abbia subito un calo già dal 10 ottobre ovvero da quando il suo campione assoluto, Sergej, aveva arrestato a Firenze il suo spaventoso ruolino di 7 assist e 3 gol in campionato.
LA SVOLTA A FORMELLO - Ora è passato parecchio. Sarri lo ha comunque coccolato, protetto, non ci ha mai rinunciato nonostante evidenti prestazioni sotto tono. Continuerà ad aspettarlo, a meno che Lotito non decida subito di tamponare eventuali perdite future sul gioiello, cedendo Milinkovic adesso, in prestito oneroso (a 10 milioni) con diritto di riscatto (a 40) a giugno, e sbloccando immediatamente Ilic come sostituto. Il presidente al momento dice no, così Sarri deve provare a riportarlo con la testa solo sulla Lazio. Magari qualche panchina potrebbe generare un moto d’orgoglio, vedremo. Perché sinora Maurizio ha sempre privilegiato il talento di Milinkovic (spesso favorito dalla corsa di Basic e soprattutto Vecino, al suo fianco) a discapito di Luis Alberto. Ora però qualcosa è cambiato. Domenica Sarri ha sì tenuto il serbo fra i titolari, ma insieme allo spagnolo per la quarta volta (su 23 gare) dall’inizio. Perché adesso parlano il campo e il merito. Come pretendeva, il Mago: «Hai messo fuori me, adesso dovresti mettere fuori tutti», aveva tuonato giovedì il numero 10 nel vis a vis squadra-tecnico a Formello. Una frecciata indirizzata anche a Milinkovic, che al Via del Mare aveva perso un pallone dietro l’altro. Luis Alberto ha scosso lo spogliatoio, ma ha colpito Sarri in positivo. Superato il versamento al ginocchio, adesso torna davvero ad essere un valore aggiunto, ispirato fuori e dentro al campo con il 50esimo assist per Felipe Anderson: dal 2016, in Serie A, nessuno ha fatto meglio. Sicuramente rimangono i rumors sul mercato, ma lo spagnolo sembra di nuovo un altro, soliti colpi di scena permettendo: «Non l’ho mai visto allenarsi con la concentrazione delle ultime due settimane da quando è alla Lazio», ha confessato Cataldi. Sarri gli ha fatto i complimenti e il Mago alla festa ha scherzato con Mau, come non aveva mai fatto in un anno e mezzo, senza più valigie in mano: «Questa squadra è forte e arriveremo lontano».
LE SCUSE DI PEDRO - Nessuna frase di rito, tutti i biancocelesti ora credono davvero nel riscatto. Ecco perché Sarri stavolta ha deciso di non usare il bastone dopo l’ultimo pareggio, ma di dar fiducia all’impegno mostrato, anche per scongiurare un peggior contraccolpo psicologico. Alla cena all’hotel Cavalieri tutti sono andati da Maurizio, si sono confidati con il tecnico. Persino il campione Pedro ha chiesto scusa per come è entrato contro l’Empoli all’Olimpico. I più esperti devono dare l’esempio e non essere travolti dai blackout di gruppo. Il destino Champions è ancora nelle mani della Lazio. Il Messaggero/Alberto Abbate