Il Messaggero | Lazio, la giostra del gol
Massimo due tocchi, attacco della profondità e gol a grappoli: benvenuti sulla giostra della Lazio. Sarri sarà anche il maestro della difesa negli allenamenti tattici a Formello, ma non va dimenticato che il fiore all’occhiello dei suoi schemi resta l’attacco. Per chi avesse dubbi basta controllare sull’enciclopedia: «Sarrismo: la concezione del gioco del calcio propugnata dall’allenatore Maurizio Sarri, fondata sulla velocità e la propensione offensiva». Più chiaro di così. Per lunghi tratti della stagione ci si è soffermati sui problemi difensivi come se la capacità di trovare la via del gol fosse semplice prassi. Giunti alla 32esima giornata di Serie A è però necessario sottolineare che i numeri offensivi della Lazio corrispondono a molto di più dell’attuale sesto posto in classifica. L’estate scorsa Lotito convinse Sarri promettendogli di poter imporre con libertà le proprie idee senza condizionamenti come accaduto in passato. Una situazione, questa, in cui il tecnico solitamente si esalta e col passare delle settimane i risultati lo stanno confermando. L’esempio più fresco è la sfida di Marassi. In nove partite il Genoa di Blessin aveva subito solamente 3 gol mentre con la Lazio ne ha incassati 4 in un colpo solo. Protagonista il solito Immobile con la seconda tripletta stagionale, capitano della giostra del gol biancoceleste: «Ci stiamo divertendo e stiamo facendo divertire la gente». Con 64 centri il club capitolino è inferiore solo all’Inter dell’ex Inzaghi a quota 65 (ma con una gara in meno). Nelle 32 disputate dalla Lazio il dato non lascia dubbi: 2 gol a partita.
PALLA A NOI - Una propensione offensiva su di giri che nasce da un altro pilastro della filosofia sarriana: possedere il pallino del gioco. Sbirciando tra le statistiche della Serie A emerge che la squadra con il possesso palla medio più alto è proprio la Lazio: 29 minuti e 57 secondi. Meglio anche delle prime quattro della classe (quella che si avvicina di più è il Napoli con 29’ e 30’’). Pollice in su perciò per il secondo mantra di Sarri assicurato dall’efficienza sotto porta, decisiva per concretizzare gli sforzi dell’intera manovra. Immobile e compagni hanno tirato 362 volte in totale, 156 delle quali tra i pali avversari. Considerati i 64 gol segnati significa che la Lazio fa centro ogni 2,4 tiri materializzando quindi il 41% delle occasioni. Anche qui la squadra di Sarri non ha eguali al momento in Serie A, ma stavolta il tecnico si chiama fuori visto elogiando le qualità dei calciatori stessi: «Quando i giocatori fanno certe cose il merito è loro, non mio». È anche grazie a lui però se Immobile è alla ricerca costante di record e capocannoniere con 24 gol, Milinkovic si ritrova ad un passo dalla seconda doppia cifra in carriera e Felipe Anderson è tornato a brillare: «Se giocasse al 100% non sarebbe qui». Prima missione compiuta quindi per il Comandante, visto che in fase di costruzione la sua Lazio ha un ritmo da scudetto, altro che da sesto posto. Ora il focus passerà sul reparto arretrato – tornato a pieno regime con i rientri di Luiz Felipe e Radu – per il quale il tecnico si aspetterà un aiuto dalla società. A tal proposito, nel vertice «introduttivo» con Lotito e Tare sono emersi di nuovo i profili di Romagnoli e Casale. Nella tanto reclamizzata stagione di costruzione ora si può scorgere l’impalcatura per un futuro importante. Il Messaggero/Valerio Marcangeli