Zero, la differenza reti della Lazio. Tanti gol fatti quanti quelli incassati. Sono 13 da una parte e dall'altra del capo. Numeri distanti anni luce dal rendimento della passata stagione. Il paragone è impietoso. Allo stesso punto del campionato, ovvero dopo 11 giornate, la squadra di Sarri aveva messo a segno 23 reti, subendone appena 5 (tutte nelle prime cinque partite).

Una flessione che si ripercuote inevitabilmente anche sulla posizione di classifica e sui punti totalizzati: 24 dopo 11 gare nel 2022/2023, solo 16 nel 2023/2024. Ma a preoccupare maggiormente e la poca pericolosità offensiva, come ha confermato anche Sarri nel post match: «Siamo stati poco cattivi e l'area di rigore avversaria era riempita male. C'è mancata la reazione dopo lo svantaggio. Stiamo segnando meno ed è difficile capire perché, nonostante gli attaccanti siano gli stessi e lo stesso modo di giocare». Sicuramente c'è anche una componente mentale: «Mi aspettavo più furia nell attaccare, anche in modo più scomposto. Siamo una squadra scadente sotto alcuni punti di vista, è abbastanza evidente. Eppure la sensazione è che le squadre avversarie abbiamo imparato ad anestetizzare il gioco laziale, soprattutto sugli esterni. Zaccagni e Felipe Anderson , i migliori per rendimento dello scorso, sono diventati calciatori per lo più innocui. Non solo sotto porta, dove faticano proprio ad arrivare, ma anché nella produzione di occasioni. E poi c'è il fattore centravanti. Fino a questo momento Immobile è fermo a 3 reti su dieci partite giocate, mentre Castellanos è andato a segno solo contro l'Atalanta. Troppo poco per una squadra che ha ambizioni di alta classifica. Ma il treno Champions adesso è sempre più lontano e la prossima settimana diventa cruciale per il prosieguo della stagione. «E' un dato quello sui gol che non arrivano, e come tutti i dati va preso in considerazione. Faccio fatica a capire perché ci siano così tante differenze realizzative rispetto alla scorsa annata». Aver perso Milinkovic di certo non aiuta in una condizione del genere. Ma non può essere l'addio del Sergente l'unica spiegazione a questo mal di gol che dura ormai da troppo tempo. Il Tempo

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