Paolo di Canio, volto di Sky Sport ed ex calciatore biancoceleste, è stato intervistato da Il Messaggero facendo il punto sulla Lazio e sulla situazione attuale. 

Sulla protesta dei tifosi

Era naturale che i tifosi contestassero la Lazio considerando l'evidente ridimensionamento della squadra e delle prospettive del club. I tifosi hanno diritto di esprimere il loro dissenso e lo hanno fatto nel modo più educato possibile. Ma non otterranno niente, questo è chiaro.

Sulle dimissioni di Sarri e Tudor

Le dimissioni di Sarri erano nell'aria da tempo, si era lamentato già dopo la campagna acquisti, poi ha pagato l'atteggiamento dei giocatori che gli erano ostili. Non penso che gli abbiano giocato contro, ma quando tu promuovi capitano, in assenza di Immobile, uno come Luis Alberto che segnale puoi dare alla squadra? Si lamentava delle sostituzioni e continuava a chiedere la cessione, atteggiamenti poco sopportati dai compagni. Nello spogliatoio c'era burrasca. 

Che errore che hanno commesso con Felipe Anderson: lui sì che era uno a cui bisognava stare dietro, facendogli rinnovare il contratto prima della scadenza. Invece addio anche a lui, come a Milinkovic l'anno prima. Il ridimensionamento è palese.

Tudor ha capito che nella Lazio non c'erano i presupposti per fare il calcio che desiderava. C'era troppo potere nello spogliatoio e Igor se ne è accorto. Come sempre si riparte da zero. Perdendo giocatori come quelli che ho citato e trattandone altri retrocessi o salvati all'ultima giornata, allora non puoi pensare in grande. Sarà un mercato difficile e non so se la società sarà in grado di affrontarlo in modo competitivo. Vedo che celebrano un giovane come Isaksen, ma che ha fatto oltre a qualche sgroppata?

Su Baroni

Ottimo lavoratore e splendida persona, massimo rispetto per lui, ma anche questo è un chiaro ridimensionamento. Sarri poteva chiedere e pretendere giocatori, Baroni indicherà le sue necessità ma non potrà comandare. Indicherà tre nomi, ma riceverà sempre il terzo se gli va bene. Per lui la Lazio è come il Real Madrid: si giocherà le sue carte che non saranno mai assi di cuori. Proprio nel momento in cui allo stadio erano tornati 40-45 mila tifosi, ecco il passo indietro.

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