Il Messaggero | Lazio, senza Immobile e un vice il gol resta un miraggio
Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. E ora non aver preso un vice-Immobile né in estate né a gennaio rischia di rivelarsi un autentico autogol per la Conference e la Champions. Perché si può anche vincere e fare risultato di corto muso grazie a cinque clean sheet di seguito (vedi Salernitana, Cluj, Samp, Cluj, Napoli), ma non può bastare sempre una difesa di ferro (Casale rischia Bologna per l’indurimento al polpaccio, solo contusione al ginocchio per Cataldi) - in porta Provedel e non Maximiano - e un colpo ad effetto di Luis Alberto o Vecino. Figuriamoci per una Lazio che, a cicli alterni, ricade nei soliti maledetti blackout da circa un decennio. Così contro l’Az Alkmaar stavolta non basta solo Pedro a evitare il ko. Perché i biancocelesti costruiscono tantissime altre palle gol, ma poi sprecano tutto: «Potevamo vincere 4-2 – spiega Sarri – ma le nostre analisi evidenziano che siamo poco lucidi e cattivi rispetto al passato». Non a caso, Zaccagni e Felipe Anderson non segnano dallo scorso 24 gennaio, ma i loro precedenti dati record (8 centri ciascuno) erano un’eccezione di cui tenere conto. Dopo il Milan, nelle ultime 10 partite, compresa la sconfitta in Coppa Italia allo Stadium, la Lazio ha collezionato appena 8 gol, tre firmati da un Immobile mai al 100%. Ed è semplice il motivo: è l’unico ad avere la rete nel Dna, è un cecchino.
LA STORIA - Sarri guida l’unica squadra in Europa con un solo attaccante di ruolo, per giunta infortunato per le prossime 3 gare (16 out con Bologna, Az e derby, al momento non fissati nuovi esami al flessore sinistro) sino al rientro dalla sosta del campionato. Dentro Maurizio è furioso, ma pubblicamente preferisce essere diplomatico: «Come tutti gli allenatori, comprerei 50 giocatori, ma in estate mancavano le condizioni per prendere un altro bomber e così abbiamo deciso di tirar su le alternative, il giovane Cancellieri e Felipe Anderson. Al posto di Immobile serve un giocatore di grande valore, altrimenti non ha senso». A giugno il tecnico invocava uno alla Raspadori, a Lotito è stato proposto Simeone a buon prezzo, ma alla fine si è deciso di puntare su un baby esterno adattato da far crescere senza mettere troppa pressione a Ciro, che non voleva il Cholito e aveva indicato l’amico Caputo. La società lo ha bocciato per l’età, Sarri lo avrebbe accettato.
A GIUGNO - È vero, in passato Immobile ha sempre reso come un fenomeno perché dietro non aveva nessuno col fiato sul collo. Ma dall’estate si vedeva che questa strategia non stava funzionando. Una follia aver ripetuto l’errore in inverno, dopo i ko continui di Immobile in tutta la prima parte dell’anno. Adesso chi ne paga il conto? Lotito non vuol sentir parlare di “miracolo” Champions, dopo aver deciso di non correre ai ripari nemmeno a gennaio: «Non si può turbare la serenità dello spogliatoio – aveva spiegato - e faremo il grande investimento a giugno». Sarri da novembre sognava Rafa Silva, gli sarebbe bastato persino Federico Bonazzoli, altro che scelta condivisa con la Lazio: «Abbiamo Cancellieri e Felipe Anderson, fra 2-3 settimane tornerà Ciro – la chiosa di Tare - e una rosa più che sufficiente per finire la stagione al meglio. Sull’attaccante se ne riparlerà a fine anno». E allora perché il ds ha bloccato Roland Sallai e voleva portarlo subito a Formello? Conti e parole non tornano. Novità intanto nel settore giovanile della Lazio: Alessandro Bianchi, braccio destro di Fabiani, prenderà il posto di Bianchessi a maggio. Il Messaggero/Alberto Abbate