La cena di Natale è servita dal Genoa. E stavolta la fuga di Felipe è solo per la vittoria. Senza Europa di mezzo, dopo oltre due anni, la Lazio supera l’Immobile-dipendenza. Almeno per una sera, resta agganciata a 28 punti insieme a Juve e Roma. Sarri abbraccia Shevchenko a fine gara, quasi lo stritola. Perché è merito dei suoi ragazzi timidi e impauriti in fondo alla classifica, se i biancocelesti riacciuffano - dopo un mese e mezzo - i tre punti in casa. Subendo comunque il solito gol (il 33esimo) finale di Melegoni, al suo primo in A, al secondo tiro assoluto del Genoa. Strakosha fa la prima parata nella ripresa. Sino a quel momento Acerbi resta incollato alla sua mattonella, dopo l’errore di Reggio Emilia. Poi però il centrale s’invola su un corner, trova il secondo centro di testa: esultanza polemica, col dito sulla bocca, forse anche per le critiche ricevute dalla società. E chissà con chi ce l’ha invece Luis Alberto, partito ancora dalla panchina e subentrato a Basic proprio per chiudere la sfida: un assist dalla bandierina, poi la scodellata splendida d’esterno per Zaccagni, che trafigge Sirigu e scaglia una freccia al cuore della Curva. La buona notizia è che Felipe Anderson torna titolare e ridà segni di vita: anticipo su Vasquez, scarico all’indietro per Pedro, piattone del vero nove a porta sguarnita. Felipe “falso nueve” invece si sblocca dopo una mezz’oretta. Perché sino alla sgommata con assist (il terzo contro il Genoa), il numero sette si intravede solo per un colpo di testa e qualche misera sponda. Senza Immobile lì davanti, non c’è mai l’imbucata. Possesso sterile, senza gioia e con appena due tiretti in porta. Guarda caso, portano la firma del solito Pedro, la trottola che prima di segnare, comunque ci prova e sbatte sul Genoa. I ritmi sono lenti, molto più alta la linea difensiva del 3-5-2 di Sheva. E allora Sarri si alza e urla perché pure i passaggi biancocelesti svaniscono sempre nel nulla. E, un minuto prima del vantaggio, la Lazio addirittura rischia: un gomito di Luiz Felipe sfiora la palla in scivolata, Pairetto sorvola. Tutto molto comodo nel secondo tempo. Zaccagni mette il turbo, Milinkovic giganteggia in ogni duello in mezzo al campo. Il Genoa resta terrorizzato: Shevchenko coi cambi non dà nessuna scossa, è facilissima la gestione per la Lazio. Così anche ampliare il bottino, già con Radu terzino (fuori Hysaj, ansia per l’adduttore destro) costantemente in attacco. Guai però a pensare ora che il peggio lì davanti sia passato e il problema Immobile sia ovviato. Lotito lo avrebbe voluto già ieri in campo: a due tamponi Ciro è risultato negativo, sarà fondamentale averlo a Venezia mercoledì nell’ultimo incontro in trasferta  dell’anno. Anche perché la Lazio non ha un vice vero, arriverà soltanto a gennaio (Botheim in pole) dal mercato. Gli lascerà il posto, Muriqi, da tempo ormai bocciato e vicino all’addio (c’è un’altra squadra oltre il Fenerbahce) almeno in prestito. Vedat subentra al fotofinish e, osannato da cori ironici, calcia quasi rabbioso contro la Nord. Ha fame di gol: lui, la cena di Natale nemmeno l’ha digerita perché non si è mai presentato. Il Messaggero.

Rivivi l'ultima puntata stagionale di FootballCrazy, programma condotto da Elisa Di Iorio e dedicato a Pino Wilson. In studio Giancarlo Oddi e James Wilson
Il Messaggero | Acerbi e la 'dedica' a Maurizio: "Prima vincere, poi giocare bene"