Non chiedetegli paragoni con il passato, a Sarri non piacciono. O meglio, non crede siano utili. "Non è la playstation, questo è calcio vero. I confronti con il passato? Ogni squadra - ripete il tecnico toscano come un mantra - ha una sua evoluzione, non tutti gli sviluppi sono uguali. In ogni contesto bisogna plasmare un preciso modo di giocare". Però è normale, anche per una questione di speranza, che la mente dei tifosi della Laziotorni al 20 settembre 2015. Quando i biancocelesti, allora allenati da Pioli, fecero visita al primo Napoli di Sarri, appena arrivato in azzurro e subito messo in discussione per l'avvio non positivo con soltanto 2 punti in 4 giornate. Quella notte, era la 5° giornata, Higuain fece il fuoco e consentì ai partenopei di vincere con un rotondo 5-0, che segnò l'inizio dell'incredibile era sarriana alla corte di De Laurentiis. È il paragone più calzante da fare, perché il primo Napoli di Sarri è molto vicino, per ambizioni, qualità e status, all'attuale Lazio. Gli altri confronti, con Empoli, Chelsea e Juventus, per lo stesso motivo non sarebbero molto indicativi. Ecco perché la vittoria nel derby di domenica con la sua Lazio può avere lo stesso valore di quel Napoli-Lazio, giocatosi quasi esattamente sei anni fa. È la speranza che c'è a Formello: il 3-2 alla Roma deve essere il punto di partenza dopo un riscaldamento di difficile. Il punto di non ritorno per far sbocciare di nuovo il 'sarrismo'. Che non vuol dire vincere tutte le partite e contendere lo scudetto alle prime della classe, no. Significa avere una squadra che scende in campo con una precisa identità, con la voglia di divertire e divertirsi secondo chiari principi. Quelli del Comandante. TuttoMercatoWeb\Riccardo Caponetti
Rivivi l'ultima puntata stagionale di FootballCrazy, programma condotto da Elisa Di Iorio e dedicato a Pino Wilson. In studio Giancarlo Oddi e James Wilson
La Repubblica | Tridente e "mente libera", così Sarri ha vinto il derby