Il Messaggero | Lazio, il mago è Pedro
IlmagoèPedroetuttalaLa- zio balla sotto la Curva sulle note della Carrà. Bergamo non era un’allucinazione, aprite le porte alla bellezza dentro casa. Anche il Midtjylland sparisce nel tridente delle meraviglie di Sarrilandia. La qualità stavolta è nei piedi, ma so- prattutto nella testa. Insomma la grandezza è finalmente nella mentalità: in rimonta, trascinati innanzitutto dai big Milinkovic, Felipe e Zaccagni, i biancocelesti tornano a vincere e salgono in vetta a 8 punti in Europa. Non succedeva dalla prima giornata: ora ba- sta solo un punto per la qualificazione aritmetica, all’ultima Sarri andrà a giocarsi a Rotterdam il primato del girone F contro il Feyernoord, battuto all’andata e sconfitto ieri al fotofinish dalla rivelazione Sturm Graz. Decisivo il Comandante con le sostituzioni, ma anche con la forza della coralità: Luis Alberto resta fuori per la seconda volta consecutiva, non entra nemmeno in corsa. Si ferma Patric, per il solito problema al ginocchio, alla vigilia. Addirittura sono cinque, i cambi di formazione, rispetto all’ultima gara di domenica contro l’Atalanta: Hysaj (squalificato Lazzari) e Gila in difesa. Basic in mediana, ma soprattutto Marcos Antonio in regia e Cancellieri finalmente titolare per la prima volta. Proprio due new entry, dopo una manciata di minuti, combinano però un’autentica frittata. Gila sbaglia il rinvio orizzontale, ma è peggio l’errore di Marcos Antonio, che regala palla a Isaksen per la seconda volta: l’enfant prodige danese beffa subito all’angolino Provedel, uno con la porta inviolata da sei gare in A. Ora si capisce perché la Danimarca porterà questo 21enne al mondiale in Qatar, senza nemmeno una presenza: Gustav fa impazzire Marusic e ammonire Romagnoli all’ennesima accelerazione. Parte, appena gli arriva palla, anche perché i suoi compagni pressano, attaccano in sei, la Lazio è preoccupata e fatica a costruire la manovra. Marcos Antonio fa poco filtro in mediana, Basic si vede solo per un’improvvisa fiammata dalla distanza. Cancellieri è isolato e spaesato da prima punta, allora salgono in cattedra i biancocelesti di maggiore qualità. Zaccagni accelera, Felipe Anderson si sente ormai centravanti e si prende il centro dell’area con prepotenza. Lossl mura la prima botta con la mano aperta, ma sullo scarico per Milinkovic non può nulla: colpo da biliardo del serbo e parità. Secondo gol del Sergente in Europa, aveva segnato anche l’inutile centro dalla bandiera nella disfatta (5-1) dell’andata. Sulla scia dell’euforia per poco Basic non replica la magia. Hysaj sciupa invece un contropiede avviato da Cancellieri, dal 41’ traslocato in maniera definitiva al posto di Felipe sulla fascia destra.
LA SVOLTA - Nella ripresa subito un brivido. Cross di Paulinho, Dreyer di testa colpisce in piano l’incrocio, la bicicletta di Chilufya sull’esterno della rete, a Provedel quasi battuto. In contropiede, un siluro di Zaccagni sulla traversa risveglia subito tutta la Lazio. La partita vive di strappi, perché Marcos Antonio non mantiene il possesso (Dreyer è la sua ombra) né fa interdizione insieme a Basic a centrocampo. Sarri cancella il neo tattico con i titolari Cataldi e Vecino, ma vuole anche vincere e toglie pure Cancellieri per Pedro. Dopo aver fatto volare Lossl, con una sgommata Zaccagni regala proprio allo spagnolo il raddoppio del successo. Il tridente si scatena sui lanci di Milinkovic nello spazio, sotto lo sguardo in tribuna di un Immobile estasiato. Al posto di Ciro, Felipe cerca invano il tris in allungo, gli manca sempre il cinismo. Non certo il talento quando serve il quinto cioccolatino stagionale per il sinistro di Pedro: gol annullato per fuorigioco. Anche Kaba viene fermato in offside dopo aver punito un Provedel sfinito, a farfalle più volte quasi sul gong. Nel finale il piccolo Luka Romero entra con il fuoco: invoca un rigore, si trascina dietro mezzo Midtjylland nel recupero fra gli applausi scroscianti dei 15mila dell’Olimpico. Il prato non è più bagnato come all’inizio, saltano le zolle, ma non il calcio ormai champagne di questa Lazio. Anche in Europa, non solo in campionato. Il Messaggero/Alberto Abbate