Il Messaggero | Lazio, Sarri al comando
ROMA - La sua voce è già il nuovo inno. Sarri allenatore-tifoso: «Ogni volta che indossate questa maglia, giocate per vincere contro qualsiasi avversario. Siamo la Lazio». Come il maestro, questo Maurizio. Dall’inizio del ritiro, prima di ogni allenamento, mette tutti a cerchio e ricorda il suo credo. Divertimento sì, ma anche la responsabilità di portare sul petto quel simbolo. In un solo anno l’aquila gli è entrata dentro, ora Sarri vuole spiccare il volo in Champions: «Voglio fare un ringraziamento da parte mia e di tutto il gruppo. È stato un ritiro difficile, tosto, ma avere i tifosi qui vicino al nostro fianco è stato di un aiuto mostruoso. Adesso spero che quest’anno l’Olimpico sia pieno». Poche parole, significative, dopo quasi due mesi dall’ultima conferenza di fine campionato. Appuntamento a un nuovo inizio, il 14 agosto, e uno sprone a fare l’abbona- mento. Perché lui è l’esempio, il primo a credere in questa nuova Lazio.
MERCATO E INDIZI - A giugno ha firmato il rinnovo sino al 2025 sulla parola di Lotito, poi lo ha convinto davvero ad accelerare le manovre di mercato. Sei colpi nei primi 14 giorni di luglio, il portiere Provedel in stand-by, ma promesso sposo. Vecino in arrivo più avanti (offerto un triennale da 1,5 milioni più bonus) come rinforzo aggiunto a centrocampo. E c’è patto per Ivan Ilic se – come sembra – il Siviglia cederà all’offerta di 60 milioni del Chelsea per Koundé e tornerà con almeno 22 milioni all’assalto di Luis Alberto. C’è tutto scritto e controfirmato da Immobile in un foglio privato. Sia il Mago che Milinkovic (pronto anche Zielinski in caso di addio) vorrebbero cambiare aria, lo hanno ribadito, ma non lo mostrano certo in pubblico: al momento posano fieri - insieme ai nuovi Romagnoli, Casale e Maximiano – nel lancio della terza nuova maglia della Lazio, presentata ieri sera allo Zandegiacomo.
CORI E SALUTI - Con altre cessioni si può far cassa. La permanenza di Acerbi resta quasi un’utopia. Il difensore andrà via, deve solo scegliere la meta. Già, perché sin quando ci sarà la possibilità di approdare in una big fra Inter, Napoli, Juve e Milan (tutte hanno già sondato la pista), Francesco non cederà alla corte di Torino e Monza. È vero, Lotito lo ha tranquillizzato sia in albergo che alla cena di squadra: pretende 4-5 milioni per evitare la minusvalenza, ma non ha più nessuna fretta. È un gruppetto di ultrà a riaccompagnarlo subito alla porta: «Acerbi è pregato di recarsi all’uscita», il coro col megafono dalla tribuna nella seduta di ieri mattina. Stavolta Sarri interrompe l’allenamento per recarsi a redarguire chi sta turbando la concentrazione della squadra e le prove della difesa. Tutto il resto dello Zandegiacomo applaude l’allenatore, che in fondo ripete la scenetta della scorsa preparazione estiva, quando altri disturbatori si erano accaniti con Muriqi, non certo la sua punta prediletta. Non è una questione relativa al singolo, Maurizio pretende rispetto e vuole continuare a dirigere in un clima di armonia. Come non detto, nel pomeriggio il tecnico è costretto a far finta di nulla sia su Acerbi sia su Kamenovic, l’ultimo preso di mira: «In Serie A che ce stai a fa». C’è anche una dedica a distanza («Mi è sembrato di vedere Muriqi») per quel Vedat, che si allena da solo perché è ancora in attesa di collocazione fra Bruges e Maiorca (alzata a 8 milioni la proposta). Sugli altri esuberi si muove qualcosa: Durmisi può tornare al Brondby, Jony rescinderà, Escalante tratta con la Samp, ufficiale Maistro alla Spal. Occhio ad Akpa Akpro, al momento bocciato con Raul Moro (verso Como) ad Auronzo, e già offerto al Verona. Ieri differenziato per l’ex Salernitana, in permesso Zaccagni per un lutto di famiglia. Casale abbandona per un problema al ginocchio l’ultima seduta, zoppica leggermente in serata. La Media Sport Event e Gianni Lacché chiedono scusa «per il campo che ha creato qualche problema». Olympia comunque vola. Il Messaggero\Alberto Abbate