In occasione del 50esimo anniversario dello Scudetto vinto dalla Lazio nel ‘74, Gabriele Pulici ha voluto scrivere una lettera sul quotidiano Il Tempo, dedicandola alla Lazio e ai suoni tifosi. Pulici ha ricordato quel giorno, parlando anche del padre che è stata una bandiera di quella Lazio.

Di seguito le sue parole: 
 

Cara Lazio e cari laziali, ci apprestiamo a vivere una di quelle giornate che ci ricorderemo per tutta la vita.

Una data indelebile scolpita nei cuori di tutti: 12 maggio 1974. Quel giorno si realizzarono i sogni di una squadra speciale che non sapeva di aver sfidato il destino e che ne avrebbe pagato le conseguenze negli anni successivi. Per il sottoscritto questa data è particolare: mentre Giorgio segnava il rigore decisivo, io nascevo. Papà in porta non vedeva l'ora di vincere quello scudetto e di venire a trovarci e se non fosse stato per Martini che andando in ospedale con la clavicola rotta aveva per sbaglio preso le sue scarpe, sarebbe arrivato prima. Tanti gli aneddoti raccontati da papà ma una cosa ve la posso dire senza essere smentito, quella era una squadra formata da uomini eccezionali, da uomini veri che si volevano bene. E vero, durante gli allenamenti se le davano di santa ragione, c'erano due spogliatoi e non se le mandavano a dire per esempio una volta papà rientrando dagli allenamenti beccò Gigi Martini asciugarsi i capelli nel posto sbagliato e gli staccò la spina del fon perché non avendo chiesto il permesso di farlo, non doveva rimanere lì.

Sembrano scaramucce tra bambini, ma la domenica guai a toccare Cecco, Giorgio era il prima a difenderlo e se succedeva qualcosa a Gigi, il Capitano lo difendeva. Tanto amore e affetto meritano tutti i componenti di quella squadra, dal presidente ai massaggiatori per quello che sono riusciti a fare e festeggiarli dopo 50 anni e il giusto riconoscimento che meritano. Auguri a tutti i Laziali perché domani non è solo la festa mia ma di tutti noi. Forza Lazio!

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