Gravina:"Gli arbitri italiani sono un eccellenza. Necessità di riformare il sistema"
Il Presidente della FIGC Gabriele Gravina ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Radio Rai:
“Credo ci sia una necessità di riformare il sistema, ma il concetto di riforma richiede disponibilità al cambiamento. E cambiare richiede confronto, partecipazione ma soprattutto coraggio. È la risposta concreta a una situazione che non palesa un capacità evolutiva in positivo. Sono convinto che il calcio italiano stia facendo finalmente un’analisi approfondita su quello che bisogna cambiare per migliorare la stabilità e la competitività. Le discussioni e le fibrillazioni degli ultimi giorni vanno interpretate in maniera positiva. Vuol dire che la scossa data con l’indizione dell’assemblea ha prodotto il risultato di smuovere da una sorta di torpore e di rassegnazione la gran parte dei protagonisti del nostro mondo. La riforma serve, l’obiettivo primario è mettere in sicurezza il calcio italiano, la cui instabilità economico-finanziaria, tra eccessivo indebitamento e scarsa patrimonializzazione, rischia di minare qualsiasi progetto di sviluppo. Prima di innovare, dobbiamo risanare e uscire da quella logica che blocca il sistema solo sull’ipotesi delle 20 o 18 squadre: queste sono legate a logiche di immobilismo e di contrapposizione che, seppur comprensibili, non sono ancora condivisibili.”
Quando una nuova riunione per il documento finale?
“Abbiamo diverse date, abbiamo stilato un cronoprogramma per trovare i punti di contatto. Non voglio apparire particolarmente ottimista, ma ce ne sono tanti. Finalmente abbiamo raggiunto una condivisione su un punto fondamentale: il calcio ha bisogno di darsi una regolata. Lo deve fare attraverso un sistema di regole che metta in sicurezza il nostro mondo sotto il profilo economico-finanziario. Abbiamo ancora delle divergenze, che come tutti sanno riguardano il format. Abbiamo delle criticità legate al numero delle squadre professioniste, abbiamo il problema dei tre livelli di professionismo in capo a tre leghe, siamo l’unico esempio in Europa e forse nel mondo. Dobbiamo trovare la modalità per andare incontro alle esigenze, che sono legate in primis alla messa in sicurezza del sistema, poi ci porremo anche il problema dei format e del sistema promozioni e retrocessioni. In più c’è anche il tema dell’intasamento di date nell’ambito dei calendari internazionali, che interessa tutto il calcio italiano. Prima o poi si arriverà a rivedere il format del massimo campionato. Mi auguro che questo avvenga all’interno di un’autodeterminazione delle singole componenti”.
Quando incontrerà le altre squadre, oltre a Inter, Milan, Juve e Roma?
“Ho già incontrato tutti, l’ho fatto il 10 gennaio in federazione. Erano presenti tutti le 20 società di A. L’ho fatto il 26 gennaio in un’assemblea formale a Milano. Credo sia importante per conoscere, imparare, studiare e fare i compiti a casa. Bisogna fare sintesi tra tutto quello che si ascolta. Non mi sto sottraendo dal confronto, ma ci sarà un momento in cui bisogna fare sintesi e questo momento non è più procrastinabile. Il calcio italiano, non io, pretende una risposta e dobbiamo essere responsabilmente convinti a dare una risposta al calcio italiano in termini di evoluzione positiva”.
Pochi italiani in campo nel nostro campionato. Cosa ne pensa?
“I due asset fondamentali che generano patrimonio sono le infrastrutture e i vivai. All’interno del nostro piano strategico sul quale ci stiamo confrontando, c’è un capitolo dedicato alla valorizzazione dei giovani. Sappiamo che esiste anche una decisione della Corte di giustizia europea che impedisce di imporre l’obbligo di giocatori formati. Noi abbiamo proposto il 6+6, ma formati nel vivaio della propria società. Stiamo cercando di rafforzare tutti i presidi dei nostri centri federali, stiamo pensando di rilanciare una prima ipotesi di accademia federale. Sono tante le idee legate alla nostra progettualità. Non è un caso che la nostra federazione ha tutte le squadre giovanili qualificate a tutte le fasi finali dei campionati giovanili. Il talento c’è, i giovani ci sono, manca l’opportunità per far diventare e trasformare il talento in campioni. L’opportunità significa l’utilizzo dei giovani. Noi auspichiamo un maggior investimento sui giovani e sui ragazzi”.
Proteste in Germania contro l’ingresso di fondi privati e multinazionali.
“Il calcio è dei tifosi, che vanno coltivati e coccolati. Quello che sta avvenendo in Germania è emblematico: è l’unica nazione dove un soggetto esterno non può avere il governo della società, non può essere socio di maggioranza, al massimo solo di minoranza. La protesta potrebbe avere un effetto di espansione anche in altre realtà”.
Riforma campionato?
“La strategia è chiara: è giusto rispettare la volontà delle componenti, che hanno apprezzato il contenuto del piano strategico, per arrivare a una condivisione senza andare a intaccare l’obbligo d’intesa. L’idea è di mettere da parte i punti su cui ci si divide, a volte anche strumentalmente, per concentrarci tutti insieme sul trovare l’accordo sulle riforme economico-finanziarie. Domani avremo questo ulteriore confronto, i primi di marzo convocheremo un consiglio federale, dove mi auguro si potranno licenziare le prime nuove norme. E subito dopo ci dedicheremo ai format e al sistema promozioni-retrocessioni”.
Questione paracadute?
“Io parlerei di riduzione del paracadute, inserendo la possibilità di prevedere una riduzione in percentuale dell’entità dei contratti in caso di retrocessione, andando incontro alle esigenze e alle finalità del paracadute. Oggi, sul valore della produzione tra A e B, il paracadute ha un impatto devastante per il campionato di Serie B. Ma dobbiamo trovare le modalità per accompagnare i processi di attenuazione di alcuni impegni contrattuali che le società hanno contratto con i propri tesserati in un campionato di A e quindi tutto quello che comporta in caso di retrocessione”.
Cosa pensa della trasparenza del VAR introdotta quest’anno?
“Siamo stati i primi a lanciare questa modalità ispirata a un processo di trasparenza assoluta. Gli arbitri italiani rappresentano un’eccellenza: il 15% delle gare a livello internazionale sono arbitrate da direttori di gara italiani. Con l’introduzione del VAR, in questa stagione il margine di errore è vicino allo zero, siamo allo 0,84%. Tutto questo deve portarci a una valutazione molto positiva, devo ringraziare Gianluca Rocchi, sta facendo crescere una squadra molto giovane, ha avviato un prezioso percorso di trasparenza e comunicazione, nonostante una serie di pressioni e divisioni che arrivano dall’interno e dall’esterno”.
Obiettivo Europei per l’Italia?
“Iserlhon sarà il nostro quartier generale, abbraccerà tantissimi italiani. I nostri connazionali non fanno mai mancare l’affetto, trasmettono l’entusiasmo ai nostri atleti. Ci stiamo preparando con grande attenzione, il mese prossimo faremo una puntata negli USA perché manchiamo da tanti anni, perché lo hanno chiesto ad alta voce le comunità di italiani presenti a Miami e New York. Faremo queste due amichevoli, con la partecipazione della nostra Nazionale a tanti eventi”.