La favola è doppia: Romagnoli a casa, Patric nuova certezza. La Lazio è rinata in difesa: ha aggiunto la seta all’acciaio, così s’è insediata in vetta. Sarri non poteva non ricostruire dalle fondamenta, l’ha fatto senza alterigia. Ha forgiato uno scudo di ferro, armando Patric e Romagnoli al centro della retroguardia. Venerdì Lukaku e Lautaro sono spariti nell’erba. Meno pressing alto, tanto lavoro sulla fase di non possesso, personalità e precisione in uscita. Dopo tre giornate la coppia sembra già rodata e perfetta. Ora si torna a Genova, lì in fondo è nata questa storia a distanza. Romagnoli (ieri a pranzo con Cristante) è esploso definitivamente nel 2015 (con due gol di testa) con la maglia blucerchiata. Dopo sette stagioni a Roma, lì l’anno scorso il primo gol biancoceleste di Patric in serie A. Punizione di Luis Alberto, schiacciata del difensore spagnolo alla sua 123esima presenza. «Il gol più importante e pesante della mia carriera», aveva giurato Gabarron lo scorso 7 maggio a fine gara. Già, perché quella rete avrebbe significato poi il quinto posto e l’Europa. Avrebbe suggellato un’annata strepitosa, in cui Patric ha dimostrato come la costanza e la tenacia possano far superare ogni limite nella vita. Sarri a gennaio ha bloccato la sua uscita (direzione Valencia), poi gli ha dato una maglia e non l’ha più tolta. Il rinnovo preteso dalla società è stato solo la ciliegina sulla torta.

CANCELLIERI PROVA A DESTRA - In teoria, la restaurazione estiva avrebbe dovuto riportare Patric in panchina. Forse nelle attese della piazza, Gabarron al momento non si tocca. Per carità, Casale è stata una precisa richiesta di Sarri, verrà gettato presto nella mischia. Gila è ancora più indietro nella gerarchia. Con questa solidità ritrovata, è difficile tuttavia spostare una virgola persino in mediana. Luis Alberto però merita la sua chance, anche lui segnò l’anno scorso contro la Sampdoria. Dove la rete da dietro è stata spesso una sentenza. Anche a Lazzari portano fortuna le sfide (1 centro e 3 assist) sotto la Lanterna. Marusic timbrò due volte il cartellino in Liguria contro il Genoa. Insomma, a Marassi può arrivare un aiuto dalla difesa. Anche perché Pedro è ufficialmente out per la distorsione alla caviglia, rimediata in allenamento l’altro ieri mattina. Lo spagnolo è addirittura a rischio per sabato contro il Napoli, Cancellieri da ieri fa solo prove a destra. Dall’inizio però straordinari per Zaccagni e Felipe Anderson con Immobile bestia nera doriana.

1200 TIFOSI A GENOVA - Occhio però alla sfida di domani al Ferraris, è una trappola. Non a caso, subito dopo il trionfo sull’Inter, Sarri ha inviato un messaggio alla sua squadra. L’anno scorso dopo i successi contro i nerazzurri e la Roma, arrivarono le debacle contro Bologna e Verona. La Samp è arrabbiata dopo l’umiliazione subita (4-0) dalla Salernitana, non ha ancora segnato (mai successo in 15 anni) dall’inizio di questa serie A, ma rappresenta per la Lazio il primo vero esame di maturità. Sarri vuole vedere la mentalità, proprio adesso che inizia il tour de force con sei gare in 18 giorni, non tanto per misurare la cilindrata. Quanto per capire se i biancocelesti riusciranno a fare quel famoso salto di qualità a livello di continuità. Gli impegni ravvicinati e gli imprevisti di formazione saranno la vera prova. Ma la Lazio non sarà mai sola: turno infrasettimanale delle 18.30, domani saranno addirittura 1200 i tifosi al seguito nel Settore Ospiti a Genova. La favola è appena iniziata, ci sono strani segnali nell’aria. Sei squadre di cinque città diverse in testa alla classifica della Serie A: non succedeva dal 1973/74, quando il tricolore finì sulla maglia della Lazio con un tecnico toscano in panchina. Sarri, «su c’è il Maestro che ce stà a guardà». Il Messaggero\Alberto Abbate

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