Il Tempo | I big rialzano la Lazio
Da squadra del futuro a incompiuta. Il passo è stato breve, troppo. Sono bastati novanta minuti per mettere in discussione tutto: la prima prova negativa, peraltro in casa del Milan, ed ecco trasformato in una dolce utopia il progetto tecnico di Sarri. Che poi è una rivoluzione rispetto al modulo ma soprattutto alla mentalità di un gruppo che ha raccolto grandi risultati negli ultimi cinque anni. Il giorno dopo resta l’amaro in bocca e la voglia di reagire dopo la bocciatura al primo esame da grande. I big, quelli che sono clamorosamente mancati nella sfida di San Siro, sposano a parole il progetto del tecnico toscano che sta trasformando la Lazio. Sarri aveva messo in conto qualche battuta d’arresto e anche una possibile crisi di rigetto, alla prima conferenza stampa ufficiale a Formello aveva parlato di «anno di costruzione», per rivoluzionare la testa dei suoi giocatori. Ha cominciato capitan Immobile che ha condiviso su Instagram una foto del match, per poi aggiungere: «Migliorare e guardare avanti con fiducia. La strada è lunga, mai mollare». Ha proseguito Luis Alberto: «Non è stata la partita che volevamo fare, abbiamo ancora margini di miglioramento e sono sicuro che presto torneremo a divertirci e farvi divertire come vogliamo e come meritate. Questo ci serve da lezione e ci dia stimolo per lavorare ancora». Ha concluso Acerbi, uno che sta pagando più di altri, il nuovo schieramento tattico: «Non abbiamo messo in campo quello che avevamo preparato in settimana. Questo ci deve servire per il futuro». Allineati con Sarri, i leader del gruppo non si arrendono alla prima avversità dopo una settimana in cui le sensazioni erano completamente diverse. La squadra, seppure con il problema dei nazionali (peraltro condiviso col Milan) aveva lavorato bene tanto da convincere il comandante a schierare il modulo più offensivo. Qualche riflessione è in corso, ma nessuna deroga allo spartito. Sull’interpretazione dello schema, invece, tutti devono fare un passo avanti. In tutti i sensi. L’allenatore biancoceleste ha ribadito nel dopo partita un concetto basilare per proporre il suo calcio: «Se fossimo andati a pressare di più, non avremmo sofferto così. Cambiando il modo di giocare, cambia anche il modo di pensare. La squadra deve avere coraggio e difendere nella metà campo avversaria». E ora? Avanti tutta, senza guardarsi indietro. Sarà ancora 4-3-3, magari con qualche cambio a Istanbul contro il Galatasaray per la prima sfida del girone di Europa League prima di una settimana con tre partite fondamentali di campionato: Cagliari, trasferta a casa Toro e poi il derby che, mai come quest’anno, arriva troppo presto. Servono tempo e pazienza anche se per la sfida contro la Roma del 26 settembre sarebbe bene cominciare a intravedere qualche miglioramento. Il Tempo/Luigi Salomone