Avete capito perché gli sceicchi non smettono più di bussare alla Lazio? Solo Milinkovic è uscito, ma c’è ancora tanto oro dentro. I corteggiatissimi Pedro, Immobile e Felipe Anderson sono sotto le Tre Cime di Lavaredo e brillano. Una perla a testa – prima della sostituzione in blocco a fine primo tempo - nella seconda uscita stagionale contro il Primorje (finisce 5-0, in gol anche Zaccagni su rigore e il baby Gonzalez), e tanto, tantissimo spettacolo. Passaggi nello stretto, tacchi, punte e giochi di prestigio. Scavetto dello spagnolo, piattone del bomber e poi quello del brasiliano, con una luce pazzesca in mezzo al campo. Luis Alberto incanta, detta il ritmo delle giocate e di un attacco già in forma Champions. Sarri è il solito martello: «Velocità, passaggi e pressing. Restiamo corti e alti, non ci abbassiamo». Il Mago si sdoppia e raddoppia la sua voce insieme a Ciro: «Andiamo, due tocchi al massimo», gridano in coro, prima di portare tutti in cerchio per un discorso motivazionale di gruppo. Questo è lo spirito e questo può essere il binomio vincente per il prossimo anno, al di là di quello che succederà sul mercato.

Da ieri le sirene dell’Al Shabab su Immobile fanno sempre meno baccano: «Abbiamo messo nel mirino Morata e stiamo aspettando la chiusura di questa trattativa il prima possibile», le parole di Abdulrahman Bin Turki Bin Abdulaziz, membro d’oro del club arabo. Resterebbe l’Al-Wehda in agguato, ma l’attaccante non ha ancora ricevuto alcuna offerta ufficiale ed è di nuovo sempre più dentro la sua Lazio. Come tutta la squadra però vorrebbe un aiuto dalla società per fare il salto, non a caso in prima persona ha chiamato l’amico Berardi per convincerlo. Questo è un altro segno. E dopodomani sera avrà pure un confronto con Lotito per capire se davvero lo reputa ancora un “figlio”. Poi, lo sperano tutti i tifosi, si chiuderà magari anche questo tormentato capitolo.

A volte nascono incomprensioni e gelosie, che si dissolvono in un attimo. Può bastare una carezza o semplice sguardo. Quest’estate Ciro si aspettava di essere più coccolato, ma nulla è compromesso. Luis Alberto docet, lui ha iniziato una nuova vita alla Lazio. A un certo punto sembrava un reietto, scaricato. Sei mesi dopo ha prolungato il contratto a 3,5 milioni (oltre 4 coi bonus sino al 2027), dimenticando il passato. E guai a dire a Lotito che ha sfruttato i 40 milioni offerti dal Qatar per ottenerlo: «Non è vero, io avevo già fatto una promessa al Mago per come si è comportato». Il rinnovo è un premio alla dedizione e al sacrificio, che sta dimostrando anche in questo ritiro. Luis Alberto ha messo da parte il rancore e il suo ego, ha ascoltato il sermone a dicembre del patron, si è rivelato il trascinatore della Lazio. È l’uomo in più per la Champions a cui Maurizio ora confida e perdona tutto. Persino i vaffa, addirittura una palla persa a centrocampo. Lo spagnolo sta davvero dando tutto, guidando i compagni fuori e nello spogliatoio. Questo è il Mago che Sarri sognava al suo sbarco alla Lazio, finalmente lo ha trovato. Affaticato, spremuto sino all’osso, ma con la voglia di spaccare sempre il mondo, anche in allenamento.

VICE-CAPITANO - Nel 2023 cinque assist, due gol in 22 partite di seguito (considerando la Conference, 25) in campionato. Nemmeno Inzaghi lo aveva mai tenuto così tanto in campo. Sarri ne aveva chiesto la cessione a novembre, salvo poi chiedergli di restare perché è cambiato tutto. Incredibile, ma vero. La sua certezza ora è Luis Alberto, sempre più al centro del progetto. Sarri lo ha trasformato e gli ha trasmesso il veleno per correre avanti e indietro: «Da novembre in poi è diventato un altro centrocampista totale e completo». Perché alla fine i geni si attraggono e si sposano: dopo un anno e mezzo di litigi, incomprensioni e intromissioni, fra Mau e Luis Alberto il feeling è finalmente sbocciato. Non c’è più mezzo ritardo o una mano sul fianco. Il ribelle spagnolo non ha più saudade di casa e sogna di diventare un’altra bandiera della Lazio e il vice-capitano. Nell’amichevole di ieri non c’è stato modo di scoprirlo, ma Sarri ha deciso di dargli quella fascia, slacciata dal braccio di Milinkovic, per responsabilizzarlo. Confermata l’idea di Maurizio, manca solo l’ufficialità del verdetto. La terra magica di Luis Alberto è la Lazio, le terre d’Oriente non hanno incantato il Mago. Il Messaggero/Alberto Abbate

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