Il Messaggero | Formula due è un'altra Lazio
Baroni ha scelto: Castellanos e Dia hanno convinto e giocheranno insieme. Il doppio centravanti è un'anomalia in Serie A ma primi i risultati sono incoraggianti
L'ANALISI
La decisione è stata presa e Baroni non ha intenzione di tornare indietro, almeno alla ripresa del campionato e all'inizio del lungo percorso in Europa League: Dia e Castellanos giocheranno ancora insieme, come una coppia perfettamente composta, con Noslin pronto a sostituire uno dei due qualora si rendesse necessario un cambio in corsa. La Lazio che ha pareggiato contro il Milan è piaciuta al tecnico biancoceleste, che ha giocato con coraggio e affrontato il "nemico" senza paura, proprio con due punte centrali (l'ex Salernitana alle spalle del Taty) in un 4-2-3-1 che in fase offensiva metteva in difficoltà i rossoneri: grande sacrificio collettivo, perché in fase difensiva Zaccagni e Tchaouna (e poi Isaksen) rientravano in mezzo al campo per sostenere il lavoro di Rovella e Guendouzi, la coppia scelta per cancellare il tracollo di Udine, improvviso e inaspettato.
LA SCELTA
E' durata tutta l'estate la lunga riflessione di Baroni, che ha alternato l'attuale modulo con il 4-3-3 che prevedeva Zaccagni e Noslin sulla corsie esterne in appoggio a Castellanos, splendida scoperta di questo inizio di stagione anche per il tecnico, che lo ha celebrato con elogi da incorniciare. Del Taty hanno colpito la fame e la voglia con cui attacca l'area, finalmente, e con cui aiuta la squadra in fase difensiva, pressando sempre il portatore di palla avversario: il gol realizzato contro il Venezia, tanto per fare un esempio, è nato proprio da un recupero sul difensore che stava cercando di giocare la palla dal basso. Promosso titolare senza più l'ombra di Immobile, rinato a Istanbul a suon di gol, l'argentino ha conquistato il popolo laziale e anche il ct Scaloni, che lo ha convocato per la prima volta proprio durante questa sosta per due partite di qualificazione ai Mondiali 2026.
Contro il Venezia e l'Udinese, Baroni era partito con il 4-3-3 e le due ali, Zaccagni e Noslin, pronte a entrare nel campo partendo dalle corsie laterali. L'arrivo di Dia, a pochi giorni dalla trasferta in Friuli, ha convinto Baroni che era già arrivata l'ora di cambiare e di azzardare qualcosa in più. Il senegalese ha colpi anche sorprendenti ed alza la qualità di gioco in una Lazio che non ha più il fantasista in grado di inventare: Felipe e Luis Alberto non sono stati sostituiti e l'unico che potrebbe alzare il tasso tecnico resta Castrovilli, ancora in evidente e comprensibile ritardo di condizione. Va aspettato e nel frattempo Baroni continuerà con la Formula Due, che non si vedeva dai tempi di Inzaghi.
Simone, che giocava con il 3-5-2, utilizzava sempre Immobile accanto a Correa (titolare) o Caicedo (riserva di lusso) e due esterni molto offensivi scelti tra Marusic, Lazzari e Lulic. Nell'era Sarri, il classico 4-3-3 con un solo attaccante centrale, Immobile, aiutato da Zaccagni, Felipe, Pedro o Isaksen sugli esterni. Caso anomalo per il nostro campionato, ecco rispuntare nella Lazio il doppio centravanti, che ha prodotto contro il Milan un gol di Castellanos e uno di Dia, a conferma che Baroni non si sta sbagliando.
D'altronde il tecnico fiorentino già nel Verona aveva alternato le sue idee tattiche, confermate dopo la partita contro i rossoneri. «Mi piace sempre giocare con una punta in più ma è chiaro che tutti gli altri devono correre, e anche tanto, per sostenerle» ha detto Baroni. Due esempi: il 9 dicembre 2023 sulla panchina del Verona aveva affrontato la Lazio di Sarri con un 4-2-3-1 che prevedeva il solo Djuric in area di rigore e poi Ngonge, Serdar e Suslov alle sue spalle (1-1 il risultato finale al Bentegodi). Persi sul mercato di gennaio Ngonge e Djuric, si è presentato il 27 aprile scorso all'Olimpico contro la Lazio di Tudor con il 4-4-2 che prevedeva Swiderski accanto a Noslin, oggi biancoceleste, e Lazovic esterno sinistro alla Zaccagni (1-0 per i biancocelesti, gol di Mattia). Precedenti chiari, che Baroni vuole ripercorrere con la Lazio per sfruttare le grandi capacità offensive di Castellanos e Dia: proprio contro il Verona, il test definitivo nella partita del cuore per tanti biancocelesti.
Alberto Dalla Palma Il Messaggero