Muriqi: "Le colpe alla Lazio erano solo mie. Da Inzaghi a Sarri...". Poi parla della cessione
L'ex attaccante della Lazio è tornato a parlare della sua esperienza in biancoceleste
L'ex giocatore della Lazio Vedat Muriqi ha rilasciato una lunga intervista a Gazzetta.it trattando vari temi e tornando anche a parlare del suo periodo in biancoceleste. Qui di seguito alcuni passaggi della sua intervista:
Il periodo alla Lazio
Sapevo che c’erano Immobile con la sua Scarpa d’Oro, Correa e Caicedo, però pensavo che spendendo tutti quei soldi avrebbero puntato su di me. E non mi sbagliavo. Simone Inzaghi mi faceva giocare ogni volta che poteva, ma io non andavo. Niente scuse, niente responsabilità altrui, solo colpa mia. Nel calcio succede, e quando succede, devi far posto a qualcun altro. Avevo un problema alla coscia, e mia moglie incinta era rimasta in Turchia, mi sentivo solo e ambientarmi è stato complicato. Stavo male, dentro e fuori dal campo. La testa soffriva forse più del fisico, sono arrivato a pensare di essere scarsissimo, che quel grande anno in Turchia era dovuto solo alla fortuna e alla volontà di Dio. Pensieri bui.
Da Inzaghi a Sarri
Dal punto di vista tattico, Sarri era un mostro. Il migliore che abbia mai avuto. Con lui non giocavo, ma godevo tantissimo, in partita e in allenamento. Il problema era che a lui piaceva giocare con attaccanti piccoli, veniva da Insigne, Callejon e Mertens, alla Lazio Felipe Anderson, Immobile, Zaccagni, con un pennellone come me non sapeva che fare. Una persona d’oro: ricordo quando in montagna in allenamento c’erano dei tifosi che se la prendevano con me perché tiravo e non beccavo mai la porta. Io ridevo, a me di quelle critiche non fregava veramente nulla, ma Sarri si arrabbiò di brutto, fermò l’allenamento e disse che se non la facevano finita avrebbe chiuso tutte le sessioni. ‘Wow, che tipo’, pensai.
Il rapporto con Sarri
A dicembre andai da lui a chiedergli cosa pensasse di me perché non giocavo mai, a chiedergli dove potevo migliorare, e lui mi spiegò il motivo, su basi puramente tattiche. ‘Sei una persona magnifica, tutti ti vogliono bene, hai un carattere magnifico, però a me non piacciono i giocatori come te’. Una chiacchierata magnifica, onesta, trasparente. Lo ringraziai di cuore e gli chiesi se mi avrebbe dato un mano ad andar via, e lui lo fece».