Finalmente segnali di Lazio, irriconoscibile alla ripartenza di un campionato che solo a giugno l’aveva vista chiudere da vice-campione d’Italia. Al Maradona, sabato sera, è risorta da quelle ceneri che rischiavano di essere spazzate via, compromettendo subito l’obiettivo di riconferma in Champions League. Lì dove debutterà il 19 settembre all’Olimpico contro l’Atletico Madrid, pochi giorni dopo l’ennesimo crash test che vedrà Sarri impegnato allo Stadium contro la Juventus.

Di sicuro è tornata la Lazio letale contro le big, ammirata nel recente passato e contrapposta, però, alla stessa squadra che fatica contro squadre meno propositive e più abbottonate (vedi il Genoa). Il vero banco di prova arriva subito alla ripresa, quando a Formello scatterà il piano per la gestione dei tre impegni settimanali, punto debole nei due anni di gestione della Lazio sarriana. Quella che ha sempre sofferto l’impiego nel giovedì sera europeo, abbinato a una conformazione della rosa che offriva poche alternative valide. Stavolta il diverso calendario della Champions e soprattutto un mercato estivo da 80 milioni di euro, dovrebbero avere azzerato limiti e alibi. Aumentando, sull’altro piatto della bilancia, le aspettative di un Lotito ancora più esigente: il presidente ha modellato in prima persona la sua creatura, portando avanti trattative e discorsi con decine di calciatori e agenti. «Rispetto a quando l’ho presa vent’anni fa che era una Cenerentola, la Lazio oggi è un punto di arrivo - ha spiegato ieri il patron -. Normalmente i nostri giocatori erano oggetto di attenzione e venivano acquistati da altre società. Oggi invece è capitato che la Lazio ha potuto comprare da grandi club, gli stessi che nella storia avevano sempre acquistato i nostri talenti. E sapete a chi mi riferisco...». A far gongolare Lotito è il recente acquisto di Nicolò Rovella dalla Juventus, che dalla cessione del centrocampista guadagnerà 17 milioni di euro pagabili in 3 anni.

Di sicuro il patron ha mantenuto i patti, assicurando al suo allenatore una rosa ricca e variegata di soluzioni. Basti pensare a Kamada a Guendouzi, i fiori all’occhiello dell’ultimo mercato, non solo per i costi di due operazioni chiave per il dopo Milinkovic-Savic, ma anche perché, tra tutti, sono i giocatori di maggior spessore internazionale. E non è un caso che abbiano già inciso al primo grande appuntamento di Napoli, tra il gol vittoria del giapponese e l’ingresso travolgente dell’ex Marsiglia. Ma ora per Sarri deve essere tutto un crescendo, il periodo di rodaggio è terminato: all’appello dei potenziali titolari manca Rovella, orgoglio di Lotito ma non ancora pronto a sostituire una garanzia tattica come Cataldi. Anche perché a centrocampo ruota tutto intorno alla figura di Luis Alberto, direttore d’orchestra fin dalla prima giornata, unica luce nel buio di Lecce o nel ko col Genoa. Non c’è dubbio che a Torino Sarri ripartirà ancora dalla vecchia guardia, ma ben presto dovrà imparare a scegliere, cambiare, rimettere tutto in discussione. Perché l’abbondanza è un bene, ma andrà gestita scrupolosamente. TuttoSport/Francesco Tringali

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