Decreto crescita, ancora penalizzati i calciatori italiani
Come riportato da repubblica.it, nelle ultime ore la sottosegretario Valentina Vezzali si è fatta promotrice di un nuovo testo del decreto che permette di spendere, a parità di stipendio, la metà delle tasse per calciatori e allenatori che vengano a lavorare in Italia dopo aver trascorso almeno due anni fuori. Prevista una soglia simbolica di 500 mila euro, in pratica, tutti in Serie A potrebbero accedervi. Valentina Vezzali ha scelto di rappresentare una piccola parte dei club di Serie A e non della Federcalcio o dell'Assocalciatori. Dal 2019, il Decreto crescita permette di spendere, a parità di stipendio, la metà delle tasse per calciatori e allenatori che vengano a lavorare in Italia dopo aver trascorso almeno due anni fuori. La Federcalcio e l'Assocalciatori hanno spinto a lungo per rimuovere questa discriminazione che ha indubbiamente danneggiato i calciatori italiani, contribuito a riempire le squadre Primavera di giovani stranieri e aumentato del 6% gli stranieri in Serie A. Ma i tentativi di una riforma condivisa si scontrano sul muro delle medio-piccole del campionato italiano. Si è provato a mediare con una soglia che rispettasse lo spirito della norma che puntava ad attirare alte professionalità, ossia applicare il Decreto a stipendi dai 2 milioni di euro e per calciatori di almeno 20 anni. Ma anche questo tentativo è stato respinto dalla classe media. Nelle ultime ore, la sottosegretario Vezzali si è fatta promotrice di un nuovo testo, che nei fatti, "svuota" il tentativo di riforma lasciando tutto inalterato per la Serie A. Il nuovo testo, che potrebbe essere chiuso in queste ore, prevede una soglia simbolica: 500 mila euro. Unica concessione all'Aic e alla Figc, la soglia anagrafica dei 20 anni. Il testo dovrebbe andare in porto così, sostenuto dalla Serie A compatta, evidentemente restia a riformare un vantaggio fiscale discriminante e penalizzante per i calciatori italiani. Ma non sorprende, in un movimento incapace di riformarsi da anni.