Questa Lazio sembra davvero un Laziaretto. La qualificazione agli ottavi di Conference è l’unico anti-virus. Sarri sbarca a Cluj con un’emergenza inimmaginabile che non si vedeva da tempo: «Questa rosa, così, non può essere certo competitiva. Siamo in difficoltà, ci presentiamo con 7-8 assenze e sono preoccupato». Non bastavano la squalifica di Patric, gli infortuni di Romagnoli, Radu e Pedro. Non bastava nemmeno Milinkovic ai box per una maledetta gastroenterite da domenica a Salerno. A Sergej non riesce il recupero. Non solo: nella capitale, a sorpresa, resta pure Zaccagni con lo stesso attacco all’ultimo minuto. L’influenza intestinale ha invaso Formello: lunedì era finito a letto anche Marcos Antonio, per fortuna partito con il gruppo, ma ancora debilitato. Persino parte della Primavera non è immune al contagio: Sarri è costretto a chiamare il portierino Renzetti al posto di Magro, Adamonis non è nell’elenco. Prima convocazione per il baby Ruggeri con Floriani-Mussolini e Bertini, ormai aggregato fisso. Svanita in extremis la possibilità di convocare Crespi in attacco perché anche lui è ai box. 

SALITA - Persino chi ieri pomeriggio ha raggiunto la Transilvania non è al meglio. Marusic e Felipe Anderson sono affaticati, stringeranno i denti allo stadio Constantin Radulescu, in versione bolgia (16mila spettatori, tutto esaurito) per accogliere la blasonata Lazio: «Speriamo che Petrescu abbia ragione a dire che passeremo il turno al 90%, ma questa percentuale non mi convince. Loro sono più abituati sul piano fisico e anche su questo campo, che mi aspettavo comunque peggio di come l’ho trovato. Quindici giorni fa c’era il ghiaccio». Può essere utile, ma in fondo cambia poco. Più in salita di così non poteva mettersi quest’incontro, complice anche lo striminzito 1-0 dell’andata all’Olimpico. Tutta colpa dell’arbitro Pawson: «Avremmo potuto avere un altro parziale adesso – spiega Sarri - e invece il Cluj può crederci al ritorno, in casa cambierà atteggiamento. Non ho visto chi dirigerà stavolta, nemmeno la nazionalità del fischietto. Ma almeno mi aspetto un arbitraggio consono, anche se troppe volte sono rimasto deluso». 

TRASFERTA  - Il turnover biancoceleste è necessario e annunciato. Guai a dire a Maurizio che non abbia già iniziato a farlo: «Si dice che non cambiamo mai, ma io nelle ultime tre gare ho ruotato 21 giocatori», sottolinea il tecnico. Deciso a invertire un altro trend negativo, nonostante un organico dimezzato. La Lazio ha vinto una sola trasferta europea (contro la Lokomotiv Mosca) nelle ultime 16, non trova due successi di seguito da 5 anni (entrambe contro il Marsiglia nel 2018) e da marzo 2013 (contro la Stoccarda) in una fase ad eliminazione per il passaggio del turno: «Abbiamo dei difetti che vengono fuori più in Europa che in Italia. Nelle Coppe, se sbagli l’approccio perdi con tutti. Spero che i miei giocatori lo abbiano imparato». In realtà, questo sembra un altro gruppo, nelle difficoltà trova uno spirito unico. Lo dimostrato gli ultimi due match, ora serve un terno secco: «Senza pensare al pareggio né certo alla finale del 7 giugno. Ci sono West Ham, Villareal, squadre forti in questo torneo». Se ne riparlerà - si spera - quando tornerà anche la vera Lazio. Il Messaggero/Alberto Abbate

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