Il Messaggero | Lazio, campi e calendari: Sarri ne ha per tutti
Tuta, occhiali ed elmetto, così Sarri va in battaglia ogni giorno. Forse contro i mulini al vento, perché si sente così incompreso: «Ho detto che vincere il derby mi darebbe più gusto di battere l’Az Alkmaar, ma quello è un altro discorso. Io voglio sempre vincere tutto. La testa dev’essere solo sulla Conference, non ho mandato un altro messaggio al gruppo. Basta col trattare giocatori che guadagnano centinaia di migliaia di euro al mese come degli imbecilli, le motivazioni sono alte e non ci sono alibi per nessuno». Nemmeno per se stesso, dopo il figurone delle altre big nostrane in Europa nell’ultimo periodo: «Penso che prima di pensare di fare bene all’estero, dobbiamo pensare all’Italia. Il Napoli è diventato grande in Serie A e poi di conseguenza fuori, è un esempio. A giugno farò una valutazione della Lazio sul torneo più lungo. Con una proiezione quest’anno il quarto posto arriverebbe a 71 punti, uno in più dell’anno scorso, quindi è identica la corsa Champions. Il nostro campionato è competitivo, un po’ meno della Premier perché lì c’è un altro livello economico». Il problema è il calendario adesso, che costringe il tecnico a un turnover forzato con un organico ristretto: «Le gare a eliminazione diretta uno se le gioca sempre, questo non vuol dire però farci scappare l’infortunio. Abbiamo avuto la fortuna di avere pochi guai muscolari quest’anno, in una stagione assurda condizionata da un Mondiale folle e stupido. Dal 4 gennaio siamo stati costretti a giocare ogni 3-4 giorni. Questo comporta problemi, decadimenti di qualità e di spettacolo. Prima sono entrato sul campo dell’AFAS Stadion (stasera tutto esaurito con 20mila spettatori, ndr), per esempio, ed è indecente, ma questo non interessa più a nessuno. Sono rimasto l’unico dinosauro nel calcio. Meglio che non ci penso, ho la grande fortuna di essere vecchio e vicino a smettere presto, ma intanto voglio pensare a passare con una formazione competitiva questo turno».
TURNOVER - Sarà insomma un turnover mirato. Balla uno fra Milinkovic e Luis Alberto, che comporterebbe scelte diverse dell’ultimo minuto a centrocampo: «Il Mago ha avuto questo episodio gastrointestinale, ma si è ripreso. Sergej, delle ultime 5, ne ha fatte solo 3, ha giocato di meno, ma poi devo vedere il lungo periodo. Sarà impegnato di nuovo con le Nazionali, che hanno tritato tutto». Da mezz’ala o in regia, Vecino è certo del posto, essendo squalificato poi in campionato, ma dipendono dal serbo e dallo spagnolo rispettivamente le presenze di Basic e Marcos Antonio. Perché Cataldi non è ancora al meglio con il ginocchio e dovrebbe essere preservato per domenica pomeriggio. Davanti Cancellieri farà riposare Pedro, giostrerà nel tridente leggero insieme a Zaccagni e Felipe Anderson.
PARADOSSO - Restano grossi dubbi anche fra i pali e dietro. Provedel è favorito su Maximiano: «Ma sceglierò all’ultimo», assicura Sarri, non dando affatto per scontata la presenza del portiere portoghese in Conference, dopo gli errori dell’andata all’Olimpico. Non c’è un colpevole unico: «Siamo stati presuntuosi e poco cattivi anche nella nostra area di rigore perché abbiamo concesso troppo. Forse inconsciamente in campionato siamo più applicati e concentrati sull’obiettivo». Basti vedere i numeri della difesa, è tutto vero. Un controsenso: in serie A, la Lazio ha incassato 19 gol in 25 partite, per una media di 0,76 a incontro. In campo internazionale non esiste questa difesa di ferro. Nella fase a gironi dell’Europa League i biancocelesti hanno subito 11 reti in 6 incontri, solo 3 squadre (i ciprioti dell’Omonia Nicosia, i finlandesi dell’HJK Helsinki e gli svizzeri dello Zurigo) su 32 hanno terminato il turno con un peggior passivo. Con i 2 gol incassati in Conference League contro l’AZ martedì scorso, si arriva a 13 reti in 9 incontri in Europa (media di 1,4) contro le squadre che la pressano a tutto campo. Alzate la trincea o sarà un altro capitombolo. Il Messaggero/Alberto Abbate