Il giorno prima della sfida tra Milan e Roma di campionato l'allenatore dei giallorossi Josè Mouirinho è intervenuto in conferenza stampa tornando anche sul derby. Queste le sue parole: "Collettivamente e difensivamente la squadra è stata perfetta, subisce un gol come lo ha subìto, che inizia con una rimessa laterale nostra, non siamo neanche capaci di fare una rimessa laterale positiva e l'abbiamo trasformata in un angolo. E dopo un rigore di un bambino di 18 anni con 55 minuti di Serie A, io non ho mai detto che non era rigore, ho detto che è un rigore dei tempi moderni e che i tempi moderni nell'arbitraggio sono inferiori per protezione del gioco rispetto a 20 anni fa. Sono un allenatore, ma sono anche la società. Mentre sono qui mi considero società, considero che le mie parole sono parole che la gente fuori vuole sentire, voglio essere sempre leale, corretto nel mio confronto con la società. Non è solo un dovere, è il mio modo di essere e in questo momento penso che le mie parole siano molto obiettive. Non so quanti derby ho giocato, 200, 150, sono state partite speciali, ho vinto, pareggiato, perso, sempre con un modo diverso di viverla. Ho sempre capito che per un tifoso del Chelsea giocare contro l'Arsenal non è la stessa cosa che giocare contro il Manchester City, che per un interista giocare contro la Juventus non è come giocare contro la Roma, ho capito cosa significa un derby. Il derby che abbiamo vinto è un derby pesante, ci sono derby con vittorie e sconfitte e derby con umiliazioni, il derby che abbiamo vinto è stata un'umiliazione, i derby che abbiamo perso li abbiamo persi per un dettaglio, per un errore che fosse arbitrale o personale, l'abbiamo fatto con la dignità di chi dà tutto, siamo usciti con la testa pulita, dando tutto nelle difficoltà. Abbiamo perso in 10 per 60' dando tutto fino all'ultimo secondo, anche col feeling che qualche giocatore doveva dare di più abbiamo finito la partita con due grandissime opportunità per pareggiare. L'orgoglio di essere romanista e l'orgoglio di lavorare per i romanisti è presente qui dentro, ma è in campo che devi mettere negli occhi della gente questo atteggiamento extra che va contro tutto e tutti. Capisco che la gente non sia contenta per qualche situazione che per me è fuori dal contesto, ma che alla fine non è. Perché non è uno sport individuale, è uno sport collettivo in cui la differenza di atteggiamento di uno influenza gli altri. La responsabilità è mia, è individuale dei giocatori, è la situazione che abbiamo che non ci permette di escludere qualcuno, se escludo qualcuno non so se domani vado con 15 o 16 giocatori. È una situazione multifattoriale che per me è difficile da far uscire da questi tanti fattori. Sempre per correttezza, quando parlo qui dentro penso sempre che rimanga qui dentro, a volte esce e non è vero quello che esce e a volte esce ed è vero, ma quando parlo penso sempre di parlare internamente con giocatori e staff. A volte parlo anche di me stesso, per chiedere ai giocatori di fare meglio, devo mettermi anche io in una posizione in cui possono dire lo stesso di me stesso e io stesso dall'alto della mia esperienza posso fare autocritica. Io ieri ho detto una cosa obiettiva, che potevo fare meglio in alcune partite. Ho identificato una partita in cui non ero contento con me stesso. Quando vado a partite in cui la mia sensazione è che ho il 100% di consapevolezza che il mio lavoro è fatto bene, mi sento tradito da situazioni individuali che puniscono la squadra. Questo periodo è molto molto difficile, noi abbiamo avuto due periodi difficili: le prime tre partite di campionato con 1 punto, giocatori non disponibili e infortunati, in questo momento abbiamo 4 punti di differenza dalla Champions e lì ne abbiamo persi 8 in cui non c'era la squadra per giocare, poi c'è questo periodo con tanti scontri diretti con un gruppo molto ridotto di giocatori. Se qualcuno non vuole intepretare questo come difficoltà vera non è giusto. La critica va bene, ma dimenticare la difficoltà del nostro momento è pazzesca. La partita che abbiamo vinto contro la Cremonese, come l'abbiamo vinta? Quali rischi abbiamo preso? Come ha finito la linea difensiva? Gioca Kristensen che è un terzino, gioca Mancini che non si allena da un mese, gioca Huijsen con 10 minuti di Serie A, Llorente magari può giocare ma è in dubbio, Mancini gioca al centro perché non ci sono altri. Se la gente vuole ignorare questa situazione non è giusto. È qui che devo difendere il gruppo, inclusa la gente che non è al livello atteso di prestazioni individuali. È un gruppo di gente che lavora, soffre quando il risultato non è quello atteso. Abbiamo perso il derby, abbiamo un campionato da giocare, siamo a quattro punti da un target che se non fossimo noi direbbero che è impossibile. Il potenziale delle squadre da top 4 non è paragonabile con noi. I tifosi della Roma sono i più incredibili che abbia mai visto, l'allenatore si chiama José Harry Mourinho Potter e alza le aspettative, stiamo lottando qualcosa che è molto difficile e nessuno ci dirà che non possiamo lottare. Col Milan saremo là, mi dispiacerà non essere in panchina, sarò in tribuna, in un habitat dove non sono benvenuto, ma sarò lì a cercare di fare il mio lavoro nel modo in cui posso farlo. Andiamo là con tutto quello che abbiamo e con la certezza che i ragazzi daranno tutto, perché anche loro soffrono quando il risultato non è positivo".

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