Il Tempo | Polveriera Lazio
Un incubo. Zero punti, un solo gol segnato contro Lecce e Genoa, due trasferte con Napoli e Juventus all’orizzonte da far temere il peggio. Oltretutto venerdì la sgangherata Lazio del terzo anno di Sarri scoprirà gli avversari del girone di Champions che saranno delle corazzate. In cinque mesi, dopo una tormentata estate, fatta di ritardi e dispetti, si è passati dalle stelle alle stalle quasi senza accorgersene. Colpa di tutti, presidente, allenatore e giocatori. SOCIETÀ Come sempre Lotito non ha fatto nulla per far sognare i propri tifosi che pure hanno risposto con quasi 29.000 abbonati. E così dal trionfo contro la Cremonese, quell’Olimpico esaurito dopo tanti anni (28 maggio contro la Cremonese) di un entusiasmo travolgente, si è passati ai fischi dei quarantamila dell’altra sera. In che modo è riuscito il presidente, di solito impeccabile nelle scelte quando viene da una stagione negativa, meno quando è reduce da successi e vittorie? Semplice, regalando giugno alle sue battaglie politiche senza rinforzare il pacchetto dirigenziale. Per carità, in questi anni i risultati sono sempre arrivati, però in molti pensavano che questo sarebbe stato il momento giusto per rimodernare la società con inserimenti di figure qualificate che al momento non ci sono in organico. Se poi ci aggiungiamo il solito stucchevole, ritardo sul mercato, ecco spiegati i malumori di Sarri che su quest’aspetto ha ragione. Se si dà fiducia al tecnico, peraltro con una mossa poco comprensibile dal punto di vista aziendale, lo si accontenta totalmente. Invece, è venuto fuori un ibrido, con Sarri sempre brontolone ma restio a fare un passo indietro come aveva promesso sul finire della scorsa stagione («i contratti contano fino a un certo punto, se non vedo le cose giuste...») e Lotito che in pratica ha fatto il direttore sportivo. Sullo sfondo Fabiani e Calveri (forse sperava in un avanzamento di grado mai avvenuto in realtà), fedeli lavoratori ma orfani di un direttore generale in grado di aiutarli quando gli impegni politici del presidente hanno preso il sopravvento. SARRI Il tecnico tanto bravo quanto integralista. Per non parlare delle sue parole spesso dirette, anche troppo ma che contribuiscono a non creare empatia con la squadra. L’altra sera si è lasciato andare a una analisi sugli acquisti che non avrà fatto piacere ai diretti interessati e alimentato le pur legittime recriminazioni delle brigate del comandante toscano, gli infatuati che lo ritengono intoccabile: «Abbiamo preso Pellegrini - ha detto nella pancia dell’Olimpico - che era fuori rosa alla Juventus, Rovella che veniva da un infortunio e ha fatto solo tre allenamenti, Kamada ha giocato l'ultima partita a maggio. Sepe era fuori rosa, Isaksen era arrivato in buone condizioni poi il caldo lo ha bollito. Per quanto riguarda la tattica io come organizzatore di squadre sono uno dei più forti d'Italia, come inserimento ho i tempi più lunghi d'Italia. Queste sono le mie caratteristiche, in questo momento sono come un difensore che gioca da centravanti, sono in difficoltà». Insomma il voler continuare a non variare il sacro spartito in alcuni momenti può diventare un limite più che un vantaggio e adesso ci sarebbe bisogno come il pane di qualche sua intuizione geniale. GIOCATORI Si va dagli scontenti per i mancati rinnovi con tanto di promesse di Lotito non mantenute (Anderson e Zaccagni), a quelli per il mancato approdo in Arabia (Immobile su tutti). Poi ci sono anche quelli fisicamente a pezzi per ragioni inspiegabili (Lazzari, Marusic e Romagnoli). Casale ha anche introdotto un altro elemento, per certi aspetti il più grave: «Bisogna tornare velocemente coi piedi per terra, cancellare lo scorso anno, non pensare che siamo arrivati secondi perché siamo stati dei fenomeni». Appunto la chiave può esser questa: un salutare bagno di umiltà per la Lazio che sembra una polveriera. Lotito, Fabiani e Sarri intervengano in fretta, tempo per rialzarci c’è ancora, basterà non mettere la polvere sotto il tappeto e affrontare i problemi pensando tutti al bene comune: la Lazio. Il Tempo