Matteo Sereni, il portierone ex di Lazio e Torino è intervenuto in esclusiva ai microfoni di LazioPress. Il calciatore ha ricordato i quasi 4 anni trascorsi a Roma e i 3 a Torino tra aneddoti, ricordi, calcistici ma anche non, rispondendo alle nostre domande. 

Periodi importanti nella Lazio e nel Torino, i ricordi più importanti delle rispettive esperienze? calcisticamente e non.

4 anni quasi con la Lazio, molto positivi, l’ultimo anno purtroppo è stato il più travagliato, in quanto fuori rosa e poi in prestito 4 mesi a Treviso. A livello umano entrambe le piazze mi hanno dato affetto e stima, a Torino mi sono sentito più importante, ancora oggi mi portano sul palmo di una mano. Città diverse, usi diversi, ma entrambe mi hanno regalato emozioni che porterò sempre con me.

Alla Lazio sei stato allenato da Caso, Papadopulo, Delio Rossi e su tutti Roberto Mancini. Pensieri ed emozioni e come sei cresciuto da portiere?

Alla soglia dei 50 anni ho imparato che la diplomazia la fa da padrona. Ho vissuto con gli allenatori citati esperienze e momenti diversi, belli e brutti, li ringrazio per quello che hanno fatto e dato. Roberto Mancini un fuoriclasse come lo era in campo, non ha bisogno di mie parole, è agli occhi di tutti ciò che è stato e fatto per il calcio italiano e mondiale. Da ex portiere ci tengo invece a ringraziare e citare due persone che mi sono veramente state vicine e che hanno conosciuto oltre alle mie ex doti tecniche quelle di essere umano. Due allenatori dei portieri: Renato Copparoni e Adalberto Grigioni.

Abbiamo capito l'empatia che nasce tra portiere e l'allenatore che si occupa del suo ruolo. A Torino come fu l'esperienza? Considerando la roulette di allenatori Novellino, De Biasi, Camolese, Colantuono, Beretta.

Anche a Torino ho avuto la fortuna di lavorare con persone che ricordo con stima e che mi hanno migliorato come giocatore, come i tanti mister che sono passati in quei 3 anni. Sull'allenatore personale dei portieri ricordo con affetto Rino Gandini, mi ha sopportato e supportato sin dai tempi del Piacenza nel lontano 1997. Gandini un’omone di altri tempi, che in allenamento ti toglieva anche l’ultimo respiro. Mi ricordo tempi ormai preistorici, che dopo mesi di duri allenamenti, dopo ogni partita, dopo ogni parata, avevo l’impressione che gli avversari mi calciassero mozzarelle in confronto ai suoi tiri.

Nella prossima pagina continua l'esclusiva a Sereni

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