Federico Moccia - scrittore, sceneggiatore, regista e tifoso biancoceleste - è intervenuto in esclusiva a Laziopress per parlare del big match Roma-Lazio, in programma domenica 20 marzo alle ore 18. Una sfida importante che vede entrambe le squadre impegnate nella corsa per per l’Europa League. Derby di ritorno, che partita sarà? Spero che sia una bella gara come all’andata da tutti i punti di vista ma soprattutto perché in Lazio- Roma i team hanno fatto un bel gioco, sono stati aperti e hanno deciso di giocare una partita tentando di vincere e non contrarne e quindi mi auguro che anche questo ritorno sia così. Con la rete contro il Venezia, Ciro Immobile è diventato il primo marcatore di Serie A. Che ne pensa? Trovo che Ciro abbia un grandissimo istinto perché riesce sempre a trovarsi nella posizione giusta, gli piace giocare e lo fa in maniera totale con grande coinvolgimento e senza troppe preoccupazioni , quindi tenta sempre il tiro nei modi più diretti. A me piace molto un giocatore quando è così perché segue l’istinto e le prova tutte. Gli ho visto fare dei gol veramente difficili come quello con il Napoli l’anno scorso da una situazione quasi impossibile però, se tu non tenti quei tiri non potrai neanche farli uscire. La rosa di Maurizio Sarri arriverà in zona Europa alla fine della stagione? Non ne ho idea sinceramente. Diciamo che con il Venezia finalmente ho visto la bellezza di un cambio passo di una squadra che fa gli schemi diversi, si diverte, apre sulla fascia destra, insomma una bella Lazio e mi auguro che continui su questa strada. Come è nata la sua passione per questi colori? Da piccolo andavo allo stadio con mio padre Giuseppe Moccia e da allora ho le prime tessere da pulcino. Mi sono innamorato della Lazio di D’Amico, di Chinaglia, di Giordano e da allora l’ho sempre seguita. Che ricordo ha dello scudetto 2000?  Un bellissimo ricordo, ancora più bello quello del ’74 perché ero proprio un bambino in una Roma completamente diversa. Mi ricordo che sfinimmo il clacson della nostra macchina e infatti il giorno dopo fummo costretti a sostituirlo perché si era tutto fuso. A poche settimane dalla sua scomparsa, cosa ha rappresentato Giuseppe Wilson?  Era un capitano eccezionale, un giocatore con una grande testa e equilibrio fondamentale per la squadra. Un punto centrale perché sapeva come reggere il gruppo anche dal punto di vista emotivo, cioè riusciva a dare sicurezza e fiducia agli altri. Lei ha raccontato tante storie d’amore nel corso della sua carriera, se la Lazio fosse un suo libro, quale titolo avrebbe? Be’ quale migliore rifacimento di Tre metri sopra il cielo, con la Lazio, con i suoi colori e con l’aquila Olimpia dove potremo sennò stare?
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