Il Messaggero | Lazio, sorpasso con vista derby
Nel nome di Wilson, di Immobile con la sua fascia rossa al braccio, e del sorpasso. La Lazio batte il Venezia e si porta a +1 su Atalanta e Roma, vola al quinto posto. Ciro supera Vlahovic a 21 reti nella classifica cannonieri e Piola a quota 144 gol in Serie A con la maglia biancoceleste, con 26 gare in meno. Dal suo sbarco nel 2016 Ciro ha segnato meno solo di Messi (164) e Lewandowski (185), ha lo stesso score di Cristiano Ronaldo: «Sono merito dei miei compagni, tutti questi record. E del calcio che questa squadra, dopo la sosta natalizia, sta esprimendo. Volevamo dedicare questa vittoria a Wilson, ovvero uno dei grandi campioni della Lazio da cui ho imparato tanto». Piangono e ridono, i 15mila tifosi all’Olimpico. Prima la commozione per ricordare l’ex capitano: a bordo campo eredi e miti del 74’; Lotito, insieme a Giorgio Sandri, premia i figli di Wilson, sui maxi-schermi passano le immagini dello scudetto fra le urla della Nord. Ricordato, a 13 anni dalla scomparsa, anche l’ex patron Ugo Longo. La Lazio è emozionata al fischio d’inizio, ma poi si scioglie, segna e si proietta al derby di domenica con uno spirito e una classifica da urlo: «Siamo pronti - assicura Ciro - ma dovremo essere concentrati perché troveremo una Roma arrabbiata per l’ultimo pareggio». Difesa di ferro e attacco stratosferico, tremi Mourinho, all’andata già sconfitto. La prossima stracittadina vale molto di più, deciderà il destino europeo.
CORI CONTRO ACERBI - Alla vigilia, l’emergenza sulle fasce aveva agitato Formello. Con Marusic e Radu out, in extremis Sarri recupera Patric affaticato e lo schiera dall’inizio. Zaccagni e Felipe Anderson vincono il ballottaggio con Pedro. Il Venezia di Bertolini, vice dello squalificato Zanetti in tribuna con Aramu, si schiera con un 4-3-3 a specchio, 4-4-2 in fase di non possesso. Non lasciare alcuno spazio alle offensive della Lazio è l’obiettivo centrato per un tempo. I lagunari si stringono, Ampadu e Fiordilino si immolano a uomo su Milinkovic e Luis Alberto. Su Leiva c’è Busio. Proprio Sergej si smarca solo su una punizione e sfiora l’incrocio. Non impensierisce nessuno, invece, Zaccagni da lontano. La Lazio conquista un corner dietro l’altro, ma il Venezia la schiaccia all’angolo. Immobile viene servito poco perché non c’è un mezzo varco per il lancio, manca la velocità sulle fasce e lo sviluppo del gioco. E allora al 34’ è proprio Ciro a tornare a centrocampo per lanciare Felipe Anderson, che chiude troppo il destro e si divora un gol clamoroso. Il numero sette prova a riscattarsi con l’assist per il bomber, ma Mäenpää lo anticipa al centro. Anche Zaccagni sull’altra fascia è pimpante, ma così ingenuo. Sbatte due volte su Caldara e si tuffa costringendo Manganiello a sventolargli il giallo. L’esterno era diffidato, salterà anche il derby di ritorno: «Sereni - tranquillizza Ciro - perché con l’ex Pedro siamo al sicuro».
I COMPLIMENTI DI LOTITO - È la nota più negativa, insieme ai soliti cori rivolti ad Acerbi dalla Nord. Stavolta però una parte dell’Olimpico fischia e nessuno nella ripresa rema più contro. Il Venezia resta chiuso, ma dopo 4’ Luis Alberto-Milinkovic finalmente sfondano il muro e insegnano calcio. Peccato che Immobile sia in fuorigioco sul meraviglioso giro all’incrocio. Il centro annullato dà comunque coraggio alla Lazio, spinta ancora di più dal pubblico. Gli avversari si innervosiscono: Crnigoj rifila un calcione al volto di Luiz Felipe in area e Manganiello - dopo il consulto al Var - concede il rigore trasformato da Ciro. È il cinquantesimo dal dischetto. I biancocelesti tornano a macinare geometrie, si rivede lo show di Cagliari con tacchi e triangolazioni da standing ovation. Non solo: la difesa regge sino all’ultimo, anche perché la squadra di Zanetti non crea mai un reale pericolo. I guantoni di Strakosha (a -3 presenze dal mito Pulici) non si sporcano: ecco il sesto clean sheet nelle ultime 10 gare di questo campionato. C’è misura e gestione nel risultato, Sarri può concedersi persino i cambi (buon rodaggio per Lazzari, appena guarito) pensando al prossimo incontro decisivo. Immobile ha battuto solo tre volte la Roma, si conserva il raddoppio: «Tanti tifosi giallorossi mi chiedono di non giocare quell’incontro». Come dargli torto. I laziali invece lo osannano nel giro finale dell’Olimpico. Le 176 reti nel campionato italiano sono solo un altro inizio: Lotito negli spogliatoi ride e gli promette un altro premio. Da Wilson a Immobile sotto la Nord, da capitano a capitano, non finisce mai la leggenda della Lazio. Il Messaggero/Alberto Abbate