Di Vaio: "Lazio, un sogno che si è avverato. Quando lasciai la Capitale ero convinto di tornare presto"
Nato nel settore giovanile della Lazio, ha costruito i suoi successi altrove, vincendo anche uno scudetto con la Juventus. L'ex attaccante biancoceleste, Marco Di Vaio, si racconta a Il Cuoio, evocando i suoi ricordi nella Capitale e la sua carriera culminata tra le fila del Montréal Impact. Queste le sue parole: "La Lazio resterà sempre nel mio cuore. I biancocelesti e la Juventus rappresentano due delle squadre che hanno caratterizzato la mia carriera. A Roma sono nato, cresciuto e ho passato dieci anni meravigliosi. La Lazio era casa mia e mi ha permesso di conoscere persone fantastiche che fanno ancora parte della mia vita. Esordire in prima squadra è stato il coronamento di un sogno. Sono cresciuto in una famiglia laziale. Mio padre mi portava allo stadio ed eravamo tutti legatissimi a quei colori. Già giocare nelle giovanili biancocelesti era una forma di vanto per tutta la famiglia. Poi esordire in prima squadra è stato il massimo. Mi ricordo che nel settore giovanile avevamo formato un bel gruppo, ancora oggi ci sentiamo. Abbiamo una chat nella quale parliamo spesso. Ci siamo formati come ragazzi e come calciatori e abbiamo vinto: ben due scudetti. Uno con i Giovanissimi Nazionali e uno con la Primavera. Ricordi bellissimi. Gol contro il Padova? Entro in campo e segno dopo pochi minuti. Una gioia incredibile, tutto grazie a Zeman, che mi ha lanciato. Alla Lazio sono stato fortunato. Negli ultimi tre anni, tra Primavera e prima squadra, ho lavorato con Mimmo Caso e Zeman, che mi hanno aiutato tantissimo. Caso mi ha aperto un mondo diverso, portandomi a ragionare non più da giocatore delle giovanili ma da semiprofessionista. Zeman mi ha fatto crescere sia fisicamente che mentalmente. Momento più bello nella Lazio? L'esordio con il gol in prima squadra e vittoria dello scudetto Primavera. Lasciai la Lazio perché dopo il primo campionato con i grandi c'era poco spazio, a dicembre eravamo fuori dalle coppe. Per me a 18 anni sarebbe stato difficilissimo. Zeman non voleva mandarmi via ma io ero convinto che mi avrebbe fatto bene andare a giocare con più regolarità. Così a novembre accettai il prestito. Lasciai la Lazio convinto che a distanza di sette mesi sarei tornato ancora più forte. Purtroppo non andò così. Sono rammaricato per questa scelta, anche perché in pochi anni la Lazio divenne la squadra più forte d'Europa con Cragnotti. Ero vicino a tornare a Roma, con Lotito e Sabatini. Ne ho parlato con lui anche a Bologna. Dopo l'esperienza al Valencia la Lazio era interessata a me. Purtroppo avevo uno stipendio incompatibile con il monte ingaggi della società e non se ne fece nulla, peccato. La prima volta da avversario giocavo con la Salernitana, ricordo un Olimpico pieno, fu un'emozione strana. E poi mi marcava Nesta".