GdS | Poca Lazio col Galatasaray: è rimandata a febbraio
Mettiamola così. La Lazio, forse, era attratta più dalla possibilità di regalarsi una sfida di alto livello a febbraio, con avversari che possono essere il Barcellona o il Porto, il Dortmund o lo Zenit, che vivere nello stesso periodo dei noiosi pomeriggi a Formello ad allenarsi. Perché lascia piuttosto interdetti il modo in cui la squadra di Sarri fallisce l’obiettivo primo posto nel girone di Europa League, facendosi bloccare sullo 0-0 dal Galatasaray senza praticamente mai tirare in porta e facendo davvero pochissimo per cercare di agguantare i tre punti che sarebbero serviti per raggiungere i turchi in testa alla classifica e superarli grazie alla differenza reti. Nel suo continuo cammino fatto di alti e bassi, la Lazio fa così segnare l’ennesimo stop che fa seguito ad una prova convincente, quella di domenica scorsa a Marassi con la Sampdoria. Per provare a prolungare il momento favorevole Sarri ripropone la stessa squadra schierata a Genova, con la sola novità del rientro di Leiva al posto di Cataldi in cabina di regia. C’è anche Immobile, anche se il ginocchio fa ancora male. La recita è però completamente diversa sin dalle prime battute di gioco. Se contro la Samp la Lazio aveva subito aggredito partita e avversari, stavolta si limita a giochicchiare, tenendo i ritmi troppo bassi e favorendo la tattica conservativa del Galatasaray. L’unico a provare a combinare qualcosa è Zaccagni sulla sinistra. Ritmi bassi, poche idee, ma soprattutto senza alcuna voglia. Come se arrivare primi o secondi nel girone fosse la stessa cosa. E invece non lo è affatto. I demeriti della Lazio fanno comunque il paio con i meriti di un Galatasaray che è sempre sul pezzo, gioca la partita che deve e lo fa con una carica agonistica ed una lucidità tattica che alla fine sono giustamente premiate. Quella vecchia volpe di Terim alla vigilia aveva detto che se la sarebbe venuta a giocare all’Olimpico. In realtà il suo 4-3-3 è una specie di muro a due linee, perché gli esterni offensivi si abbassano al livello dei centrocampisti e rendono praticamente invalicabile la barriera difensiva eretta. E quando la prima linea, quella dei centrocampisti, viene superata, ci pensano i quattro dietro a chiudere tutto quello che c’è da chiudere. Tra andata e ritorno l’Imperatore non concede nulla al tecnico della Lazio e alla fine passa meritatamente da primo. La Lazio, invece, non solo per quello (non) fatto in questa ultima gara, ma per il comportamento complessivo nel girone, chiude giustamente al secondo posto. Gli toccherà una sfida da brividi. Contro una delle retrocesse dalla Champions. Ma, chissà, forse le servirà per completare quel percorso di crescita che si presenta ancora molto lungo. E magari tra due mesi, quando tornerà in campo in Europa, avrà fatto qualche altro passo in avanti. Gazzetta dello Sport.