La fascia della discordia, nove anni dopo, capitolo secondo. Come ai tempi di Candreva e Biglia, ci risiamo. Sembrava già tutto preventivato e scritto dal ritiro di Auronzo. Sabato Baroni ha eletto ufficialmente Zaccagni capitano, ma è sembrato aver solo recepito ordini dall'alto. Non un bel segnale né all'ambiente né allo spogliatoio. Perché Lotito aveva già deciso tutto a fine giugno, lo aveva fatto trapelare dopo l'eurogol azzurro, quando ancora c'erano Immobile e Tudor. Il nuovo tecnico ha però rivendicato il suo pensiero unico: «E una mia decisione. Ho fatto una riunione e l’ho comunicata alla squadra. Mi interessava avere una rappresentatività anche esterna e l'ho individuata in Zaccagni. Prima di tutto perché è un nazionale e ha sposato il progetto legandosi alla società. E poi è un ragazzo che ha talento e la responsabilità per portare quella fascia in rappresentanza del gruppo. Ne abbiamo parlato e lui deve essere bravo, perché il capitano non deve sbagliare mai negli atteggiamenti. Sono convinto che sia pronto per questo». Un'attestazione di stima che Zaccagni ha accettato, insieme alla maglia numero 10, con orgoglio: «Essere capitano è un privilegio, ma significa anche grande responsabilità. Mi impegnerò e darò tutto me stesso a tifosi, squadra e società per onorare questa fascia al massimo. Dopotutto la eredito da un grande Capitano». 

I LIKE MANCANTI 

Immediato il like di Immobile al post, insieme a quello degli ex Milinkovic e Felipe Anderson, di Provedel, Mandas, Casale, Gila, Patric, Castrovilli, Isaksen, Cancellieri, Vecino e Castellanos. Non c'è quello di Cataldi, ma ne mancano tanti altri all'appello. I social sono un dettaglio, ma in realtà parte della squadra e lo stesso Danilo avrebbero gradito un rifiuto (facile solo a dirsi) da parte dell'esterno. Non a caso, però, a Rostock Cataldi (il candidato capitano indicato da molti compagni e pure dall'ex colonna Radu, Ledesma e Lulic) ha girato il vessillo a Patric, rifiutando i gradi di vice, soprattutto dopo un ritiro tormentato. Il centrocampista è stato messo sul mercato (offerto al Torino e al Cagliari) senza essere nemmeno avvertito, poi gli è stata slegata la fascia al braccio, ora attende un chiarimento. Anche perché ha tre anni di contratto, è un prodotto del vivaio (l’unico della lista dei 25 per il campionato) e non ha intenzione di muoversi da Formello a meno che non venga costretto.

 LA VECCHIA GUARDIA 

«Marusic e Provedel hanno scelto Cataldi? Mica decide la squadra - aveva spiegato Lotito sabato mattina - ma Baroni puntando su chi incarna i valori della Lazio. Io non ho parlato col tecnico né ho fatto alcun discorso al gruppo (infatti non c'è stato nessun confronto con Danilo, ndr). Voglio restare fuori dalle dinamiche dello spogliatoio. Abbiamo iniziato un progetto e un ciclo nuovo, preso tutta gente che non pensa al singolo ma al bene collettivo». E infatti l'impressione è che sia rimasta la ruggine del recente passato, che alcuni big rimasti stiano pagando scorie e veleni dell'ultimo tumultuoso anno con le dimissioni di Sarri e Tudor: Cataldi, i mugugni sul croato, Romagnoli (nonostante un chiarimento con Lotito) e Provedel le vicissitudini su infortuni e contratto. Anche il portiere non ha gradito i nuovi rumors sul mercato. Oggi Fabiani tornerà dopo una settimana a Formello, dovrà rimettere mano a uno spogliatoio già crepato e in subbuglio. Baroni dovrà invece dimostrare pian piano maggior pugno per tenersi stretto questo gruppo. Altrimenti, il precedente di Pioli del 2015 non è certo di buon auspicio. 

Alberto Abbate Il Messaggero

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