Il Messaggero | Quanti fischi sulla Lazio senza il gol
È la dura legge del gol: vince solo chi la butta dentro. Dopo lo 0-0 di Bologna, ci risiamo: fischi, critiche, paura e delirio. Eppure alla fine la Lazio è ancora al terzo posto e, dopo i ko di Roma e Inter, addirittura con un punto preziosissimo guadagnato nonostante Zaccagni e Felipe Anderson siano ancora a digiuno dallo scorso 24 gennaio. Stavolta sfiora solo il palo persino Pedro, l’ultimo cavaliere mascherato dell’attacco fra Conference e campionato, l’unico ad aver trovato il bersaglio almeno due volte nelle ultime undici gare della Lazio. In questo scorcio appena otto reti totali, tre firmate da Immobile, ormai da due partite ai box. E non c’è fine al peggio: cancellati gli esami al flessore sinistro previsti oggi per Ciro. Il recupero per il derby diventa praticamente un miraggio: «Spero di riaverlo domenica – aveva bisbigliato Sarri nel post-partita al Dall’Ara – perché ci sta mancando troppo. Il tridente leggero fa giocare bene la squadra, ma nessuno ha la conclusione da fuori né l’attacco della profondità e dell’area di rigore del nostro capitano». Non c’era nemmeno bisogno di sottolinearlo. Lo si era visto anche con l’Az Alkmaar martedì scorso. Adesso sembra quasi un’impresa far centro, persino in Olanda al ritorno.
IL CENTROCAMPO - Gli ultimi timbri risolutivi (con Sampdoria e Napoli) sono arrivati dal centrocampo con le firme di Luis Alberto e Vecino. Il Mago ieri era essente a Formello perché ancora indisposto da un attacco gastrico. L’uruguagio dovrebbe invece giocare giovedì, dal momento che poi nel derby sarà squalificato per un maledetto giallo di Maresca, a dir poco esagerato. Meglio far recuperare Cataldi al meglio dalla contusione al ginocchio. In questo momento preoccupano però ancora di più le condizioni psico-fisiche di Milinkovic, spaesato e sparito anche lui sotto porta ormai dal 24 gennaio. Sarri non smette di difenderlo, ma il misero gol racimolato nel 2023 – insieme a un assist con il Sassuolo – rappresentano un altro campanello d’allarme biancoceleste nella corsa alla Champions. Nel derby Sergej cercherà l’ennesimo riscatto insieme a Pedro, Zaccagni e Felipe Anderson. Almeno nella stracittadina d’andata, non aver dato alla Roma punti di riferimento era sembrato un valore aggiunto. È l’unico buon auspicio.
L’ATTEGGIAMENTO - Il mal di gol però sta diventando un problema serio dentro e fuori dal campo. Meno male che, subito dopo la sosta, Immobile tornerà al suo posto, anche se non sarà certo al 100%. Non aver preso nemmeno a gennaio un bomber di scorta ora può diventare un rimorso grande come macigno. Cancellieri non è pronto, nella disperazione ieri Sarri ha chiamato e osservato in prima squadra il baby della Primavera Diego Gonzalez, non ha altre carte in mano: «Abbiamo fatto una buona gara con il Bologna. Se avessi avuto un paio di cambi offensivi, sarebbe stato utile cambiare. Così non ha senso». Ecco perché Maurizio a inizio gennaio parlava di “miracolo” Champions. Con un organico ridotto e senza poter contare su aiuti dal mercato, si è ulteriormente stretto intorno a un gruppo che sta già dando il massimo. La sua Lazio sta mettendo anima e corpo, ma con le alte aspettative create dalla società all’esterno uno 0-0 al Dall’Ara diventa quasi un capitombolo. Poco importa che anche le altre big falliscano e, come accaduto il giorno dopo, il terzo posto sia rimasto intatto - aspettando il Milan - con un ulteriore punto guadagnato sul quarto dopo il ko della Roma col Sassuolo. I giocatori biancocelesti sono feriti dagli ennesimi fischi dei tifosi, già arrivati alla fine del primo tempo con la Samp all’Olimpico. Sembra ingiusto questo atteggiamento. Non a caso, Zaccagni carica così lo spogliatoio: «Sguardo avanti, ci abbiamo provato». E pure Sarri pensa che i suoi ragazzi meritino un maggior credito e sostegno per spingersi oltre i limiti e il vero insormontabile ostacolo attuale per la Champions: il gol perduto. Il Messaggero/Alberto Abbate