Il Messaggero | Luis Alberto e Sergej, patto segreto con Sarri per il colpo Champions
Patti chiari, amicizia lunga 10 giornate per la Champions. Non sarà un vaffa nervoso di Luis Alberto a rovinare tutto proprio adesso. Mercoledì breve vis-a-vis fra Sarri e il Mago, perdonato purché continui a dare il massimo. Maurizio fa buon viso e cattivo gioco sulle scenate di gelosia verso Milinkovic dello spagnolo, perché non vuole rinunciare ora a un valore aggiunto indiscusso, sostituito appena 5 volte (due a pochi minuti dal 90’) su 12 gare da titolare nel nuovo anno. Numeri alla mano, stavolta Luis Alberto può mugugnare poco, ma Milinkovic ha sì racimolato una panchina – perché indisposto – a Salerno, ma dopo Lecce è stato tirato fuori appena 2 volte e pochi istanti prima del triplice fischio. Il discorso è solo tattico: anche al Brianteo Sarri voleva gestire con più muscoli il risultato. Nel 2023 ha rilanciato il talento di Luis Alberto dedito alla Lazio, ha rinunciato a un po’ di equilibrio pur di premiarlo, ma i centimetri e i muscoli di Milinkovic servono di più nei finali d’incontro. Sarri però ormai ha imparato a conciliare di più le esigenze del campo e l’antagonismo fra i campioni dello spogliatoio. Ora è molto più psicologo per il bene della Lazio, come gli chiedeva Lotito.
RECUPERO - Questo è un ulteriore salto fatto nel mini-ritiro in Turchia, quando a che nel rapporto con Milinkovic c’era stato qualche scricchiolio. Quando, negli ultimi incontri a dicembre e gennaio, l’agente Kezman aveva fatto capire a Lotito che non ci sarebbe stata nessuna chance di rinnovo (nemmeno con clausola rescissoria), Sarri e Sergej hanno stretto un patto Champions almeno sino a giugno. Maurizio lo tratterrebbe volentieri, ma comprende la sua voglia di fare il salto e ha già in mente un colpo big (Zielinski, Frattesi o Berardi in attacco) per sostituirlo. A maggio scorso Sergej pensava di finire alla Juve, che lo ha sedotto e abbandonato a favore di Pogba a parametro zero. Chissà non sia un rammarico bianconero, ma lo scorso 13 novembre Milinkovic non si era fatto rimpiangere di certo. Oltretutto in quella sfida il serbo aveva rimeditato un pestone alla caviglia da Danilo, che lo ha condizionato al mondiale e poi altri due mesi e mezzo. Dopo un lampo col Milan il 24 gennaio, solo domenica scorsa il 28enne si è sbloccato: un gioiello su punizione che gli mancava da aprile 2021, il 65esimo che lo ha eletto miglior straniero goleador della storia della Lazio. Un peccato che debba finire a 40 milioni (sotto Lotito non scende) per un contratto in scadenza nel 2024. Chissà la Champions non possa rompere un altro patto d’addio ormai scontato. Il Messaggero/Alberto Abbate