La coda è del Diavolo e dell’arbitro Di Bello. Non vede nulla, non va nemmeno al Var per la Lazio, che sia un fallo, un rigore o un colpo al volto di Castellanos: la lascia in otto con tre rossi e la rispedisce all’inferno dell’ottavo posto, lontana dall’Europa e dalla Champions, con l’undicesimo ko dopo un primo tempo strepitoso. Il Milan vince con un gol di Okafor quasi sul gong e rimane terzo per la grazia ricevuta da Di Bello. A pensar male si fa peccato, i biancocelesti ora temono di pagare le antipatie politiche verso Lotito: «Il buongiorno si è visto dal mattino, di solito si vince per merito. Questa è la storia di una morte annunciata - tuona il patron al triplice fischio - e una sconfitta forzata dal fischietto. Quando non c’è più l’affidabilità del sistema, si ricorre alle istituzioni terze, che pongano fine a questo scempio dei valori dello sport. Ci faremo valere nelle sedi preposte per questo arbitraggio, che tutti hanno visto». Il presidente biancoceleste denuncia, vuole il commissariamento: «Questi episodi si ripetono da inizio anno, troppo tempo, e non succedono a caso. Siamo senza regole, è giunto il momento che la Lega abbia una conduzione terza perché il sistema non è più in grado di gestirlo. È un danno economico. La cosa grave è che al di là del danno economico, c’è la credibilità del sistema. Io non faccio considerazioni per sbraitare, sono convinto che nel momento in cui c’è trasparenza nelle sedi istituzionali preposte verranno fuori tante cose. Io lavoro nel sistema, c’è chi lavora all’esterno». Applausi stavolta allo spirito della Lazio: «Alla squadra e a Sarri non posso rimproverare nulla, sono stati violentati e mortificati da questo atteggiamento. Stasera con un altro quarto d’ora saremmo rimasti in 7 fino alla sconfitta a tavolino. La Lazio è solo il capro espiatorio, ma ho detto tutti di pensare alla partita di martedì in Champions. Uefa? Non so cosa abbiano pensato vedendo la partita, sicuramente noi veniamo visti un po’ come una situazione particolare nell’ambito del sistema europeo».

GLI EPISODI

Che peccato. Ascoltate le indicazioni societarie di turnover, proprio pensando al Bayern Monaco. Sarri manda in campo Pellegrini, Vecino e soprattutto Castellanos, come all’andata a San Siro. Immobile stavolta viene preservato per gli ottavi di Champions. In difesa torna Gila al centro. Rientra dal 1’ un Zaccagni, energico e sul velluto, nonostante i 40 giorni di stop. Per la prima volta 5 forze più fresche in campo, dopo 5 gare di seguito. Solo Marusic stringe i denti e per un tempo annienta Leao. L’ex Pioli schiera il 4-1-4-1 offensivo, ma stavolta Adli è un disastro come playmaker basso. I rossoneri palleggiano da dietro e sbagliano tanto. La Lazio resta alta e con un ordine rigoroso. Già all’8’ un corner può cambiare l’incontro: spizzata di Felipe Anderson, Vecino colpisce di ginocchio a porta vuota, ma il pallone sfiora solo il secondo palo. Fato avverso, poi si mette di mezzo il solito Di Bello. Lazio furiosa su un retropassaggio folle di Florenzi a Maignan, che prende la palla ma poi travolge l’attaccante argentino in area, scivolando sul terreno: l’arbitro nemmeno va al Var, questo è il dolo. Episodio più che dubbio in una direzione approssimativa su ogni fallo: nemmeno un giallo a Gabbia e Giroud, che falciano la caviglia di Gila, in bilico in campo. Sarri è furioso e viene ammonito: salterà la prossima sfida di lunedì prossimo con l’Udinese all’Olimpico. Il Milan non trova le linee, sembra stralunato, i biancocelesti prendono coraggio e campo. Lo spazio fra i reparti è perfetta, manca la solita precisione e la cattiveria nell’ultimo passaggio. Felipe Anderson si addormenta troppo. Luis Alberto invece fa pure il lavoro sporco, applicato, oltre a provarci con qualità e un rasoterra innocuo. Nel finale del primo tempo, Provedel mette i guantoni e devia un siluro di Pulisic in curva Nord.

LE ESPULSIONI

A inizio ripresa Pellegrini spende bene il fallo tattico su Pulisic (il primo giallo) in un contropiede rossonero. Su un lancio lungo, però, Bennacer svetta di testa e colpisce Castellanos al naso (insanguinato). Di Bello non vede, la Lazio vuole fermare il gioco, ma Pulisic avanza sulla fascia e Pellegrini lo atterra, strattonandolo: allora l’arbitro estrae il secondo cartellino e quindi il rosso. Si scatena il caos in campo, a Florenzi manca il doppio giallo. Dagli spalti i tifosi urlano “buffone” all’arbitro. Sarri è furioso e costretto a sostituire Luis Alberto con Hysaj dietro, oltre Castellanos con Immobile in attacco. Entra anche Isaksen per non abbassare troppo il baricentro. Il danese regala un assist al capitano, un rammarico clamoroso: Ciro non inquadra la porta da un passo. E il Milan, respinto con una gran parata di Provedel su Loftus-Cheek, passa in vantaggio con un piattone di Leao: l’Olimpico esulta però per il gol annullato per un fuorigioco. Restano tutti col fiato sospeso, poi sale la rabbia più dello sconforto. A una manciata di minuti dal 90’, Provedel fa un miracolo sul subentrato Okafor, Gila mura Giroud, ma il portiere non riesce a resistere con la mano di richiamo al secondo tentativo dello svizzero, in gol all’andata e al ritorno. Azione viziata da un fallo clamoroso su Immobile, che con un diagonale poi sciupa anche l’1-1. Di Bello fa peggio: caccia pure Marusic per un vaffa di troppo e Guendouzi per una spinta di reazione su Pulisic in pieno recupero. Rissa, poi tutti comunque applauditi sotto lo Nord. Solo Di Bello vende l’anima al Diavolo.

Lo riporta Il Messaggero.

La Repubblica | Il Milan e l’arbitro Di Bello, all’Olimpico sconfitta e rissa
Il Messaggero | Penalty, cartellini e gol annullati: con i fischietti una stagione maledetta