TMW | Felipe Anderson, che succede? Sarri è preoccupato e Zaccagni scalpita
La sua involuzione è lampante. Dal minuto 81’ di Lazio-Inter dello scorso 16 ottobre, quando ha segnato il gol (con polemiche annesse) del 2-1, Felipe Anderson non è più lo stesso. È come se le proteste, l'accenno di rissa e le accuse di antisportività nerazzurre - che non trovano riscontro nel carattere e nella persona del numero 7 biancoceleste - avessero spento l'interruttore dell'esterno brasiliano. Che fino a quel momento era stato devastante, forse la miglior sorpresa dell'estate. Anche grazie a Sarri, che l'ha voluto e gli ha dato una fiducia incondizionata: "Ho allenato tanti giocatori, ma pochi potenzialmente forti come lui". Due gol, 2 assist e una serie di prestazioni da top player fino a quel cambio di passo, in negativo, dopo l'Inter.
Il campanello d’allarme su di lui è suonato da giorni, ma non tutti lo avevano sentito. Domenica a Napoli invece sì tanto che ne ha parlato anche Sarri con delle parole piuttosto eloquenti: "È un oggetto delicato, quando si spegne si spegne in modo serio così come quando si accende. È in fase di calo, la sua carriera è sempre stata questa, stiamo cercando di accompagnarlo verso un rendimento meno altalenante, ma è dura".
È un problema fisico, quello del brasiliano, uno dei più utilizzati da Sarri in questa stagione: 1485 minuti su 1710’ totali. Ma considerando la sua indole, dove non c'è scritta la parola continuità, è anche e soprattutto limite mentale. A Sarri il compito di sbloccarlo, perché se sta bene Felipe Anderson può far vincere le partite contro chiunque. Giovedì all'Olimpico arriva l'Udinese e la Lazio non può sbagliare. Come si comporterà il tecnico con il proprio numero 7? Gli darà fiducia o lo farà rifiatare? Di sicuro sarà in ballottaggio con Zaccagni, che - dopo i due infortuni - è in crescita e scalpita. TuttoMercatoWeb\Riccardo Caponetti