Quest’estate, uno degli addio più difficile è stato indubbiamente quello del bomber ed ex capitano della Lazio Ciro Immobile, volato alla corte del Besiktas in Turchia per rilanciarsi dopo otto anni meravigliosi con l‘aquila sul petto. Non è stato facile per il laziale dividersi, non soltanto dal proprio capitano, da un vero e proprio simbolo biancoceleste da un giorno all’altro, ma, nonostante la lontananza, il bomber di Torre Annunziata non perde mai occasione di ricordare la Lazio e l’amore per i suoi colori, come hai fatto nell’ultima intervista a Radio Serie A.  

L’intervista di Immobile 

L’augurio per la sua Academy

Il nostro augurio e speranza è quella che questi ragazzi possano crescere in un ambiente sano e pulito facendo quello che poi amano, giovando a calcio con il massimo delle potenzialità messe a disposizione con la nostra struttura. Ultimamente si na perla del fatto che non abbiamo strutture in Italia, volevamo ripartire proprio dalla ia citata dai campi dove sono cresciuti e dove ho realizzato il mio sogno.

Il ripercorrere della carriera: Juventus, Torino, Pescara, Dortmund e Siviglia 

Devo dire che arrivare alla Juventus ha spaventato anche me, è stato un grande passo e come tutti c’era la paura di fallire e non riuscire. Avevo tutta la mia passione e l’ho portata a Torino con la Juventus iniziando la mia carriera. Ho esordito sostituendo Del Piero sia in Champions che in campionato. I ragazzi più giovani possono prendere esempio dalla storia mia, di Insigne e Verratti, siamo partiti dal Pescara di Zeman. Abbiamo fatto la classica gavetta che leggiamo e che potrebbe essere una frase fatta ma non lo è. Siamo partiti dalla serie B dove non eravamo conosciuti ma con il lavoro, il sacrificio e la passione siamo riusciti ad arrivare in nazionale insieme , in Serie A e in grandi club. I gemelli del goal al Torino è stato un tormentone. Io e Cerchi abbiamo fatto un campionato importante, per quanto riguarda il Torino si parla comunque di una società storica e hai un’aurea addosso con cui doverti confrontare. Noi avevamo una grande responsabilità ma non è stato un peso perché, alla fine della stagione, siamo arrivati in Europa League. Per Dortmund, i primi sei mesi non sono andati male, mi sono ritrovato in un ambiente a fino ciclo, ma mi sono portato via belle soddisfazioni, allenandomi con un mister importante come Klopp, conoscendo giocatori importanti, essendo giovane con problematiche interne allo spogliatoio ho sofferto un pò. La vera sconfitta è stata Siviglia dove non sono riuscito a  mostrare quello che potevo fare, a quell’età potevo buttarmi giù, invece mi sono preso la Lazio.

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