S.S.Lazio
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Come riportato da Il Messaggero, quando chiamarono Tudor, a metà marzo, per sostituire il dimissionario Sarri, il presidente Lotito e il ds Fabiani avevano garantito che il croato sarebbe stato l'allenatore del futuro e non solo una scelta fatta di puro istinto perché sulla piazza non c'erano alternative di livello. In meno di tre mesi, in realtà, la Lazio si è ritrovata di nuovo senza tecnico perché di ragionato in quella decisione non c'era stato proprio niente, come si era capito subito dall'esterno. Bocciando quasi subito gli investimenti del club (tranne Kamada), Tudor era riuscito comunque a portare la squadra in Europa prima di chiedere una rivoluzione praticamente inaccettabile, anche dal punto di vista dei costi, tanto da arrivare - meno male - alla rottura e a un inevitabile divorzio.
E allora sì che Lotito e la sua spalla si sono messi alla ricerca dell'uomo del rilancio, l'allenatore a cui affidare il futuro della Lazio senza Luis Alberto, Felipe, Kamada e, improvvisamente, anche Immobile, mandato via in un amen e senza gli onori e il rispetto che avrebbe meritato: non una lacrima versata all'interno del club, dove qualcuno è riuscito a piangere per le dimissioni di Sarri, ma comunque un fiume in piena dagli occhi dei tifosi che a Ciro hanno riconosciuto il merito di tutto quello che la Lazio ha conquistato negli ultimi otto anni. 

Il profilo di Baroni

Toccherà a Marco Baroni, dunque, risollevare la squadra e portarla, con molta pazienza, tra le prime sette del campionato e almeno in Europa League. Sognare più in grande, adesso, ci sembrerebbe fuori luogo anche se il tecnico fiorentino avrebbe meritato per due anni la Panchina d'Oro per le imprese compiute a Lecce (salvezza con 8 milioni complessivi di investimento sul mercato) e a Verona (salvezza anticipata nonostante la cessione di mezza squadra a gennaio): Baroni è bravo e saggio, ma dovrà misurarsi per la prima volta con una grande piazza, con le aspettative dei tifosi e con un torneo internazionale in mezzo alla settimana da gestire.

Baroni

Progetto giovani


La Lazio ha scelto una strada diversa dal passato, una sorta di ridimensionamento dei costi e delle ambizioni che appare quasi una scommessa da quota alta. Più o meno come le scelte che sono state fatte sul mercato, tese a ringiovanire la rosa e a portarla sotto i 25 anni: tre attaccanti (Tchaouna, Noslin e Dia), due centrocampisti (Dele-Bashiru e Castrovilli) e un esterno mancino (Tavares) che mancava dai tempi di Lulic. Poco talento, a meno che l'ex viola non recuperi la condizione che lo aveva spinto in Nazionale prima del grave infortunio al ginocchio, ma tanta corsa e molta dinamicità, qualità su cui Baroni sta costruendo la nuova Lazio. Manca un "dieci", un altro Mago, ma per scelta del club e - pensiamo - dell'allenatore, che ha sempre costruito la sua fase offensiva più sugli esterni che sui trequartisti. Zaccagni il nuovo leader e capitano, Guendouzi la certezza, Tchauona e Noslin giovani che fanno sognare, Dia il colpo dell'ultima ora: ma il vero uomo-squadra dovrà essere Baroni, con la speranza che venga aiutato e sostenuto anche negli inevitabili e prevedibili momenti di difficoltà.

1° SERIE, Lazio-Venezia 3-1 (3' Andersen; 11' Castellanos, 44' Zaccagni (r), 81' Lazzari)
Il Messaggero | Carica Baroni "Lazio pronta ad emozionare"