Le recenti parole di Maurizio Sarri hanno acceso il dibattito sulla sponda più antica della Capitale, c’è chi lo accusa di demotivare i giocatori con le sue parole, chi invece gli imputa l’assenza di mea culpa. Sul banco degli imputati sono finite in particolare le dichiarazioni nella conferenza stampa pre-Atletico: “l’ambiente laziale è devastante, crea aspettative inarrivabili” e le dichiarazioni post-Atletico: “gli ottavi sono un miracolo”, “i giocatori li avevo chiesti anche a giugno”. Ma queste parole sono effettivamente così divisive e distruttive? Partiamo nell’analisi dall’ultima dichiarazione sopra riportata: Sarri è sempre stato un uomo di campo, poche parole tanti fatti, in conferenza stampa il più delle volte sentenzia le domande sul mercato con un secco: “è un problema societario”. Gli accusatori lo colpevolizzano di criticare eccessivamente l’organico, ma è inevitabile evidenziare come forse uno dei primi ad accorgersi che questa squadra avesse bisogno di rinforzi nei titolari per dare nuove motivazioni, evitare appagamento e riconfermare i piazzamenti della scorsa stagione fosse stato proprio lui quando a inizio stagione dubitava del miglioramento della Lazio nell’undici titolare ma lodava un rinforzo della completezza della rosa. Passando alla questione del “miracolo”, una frangia di tifoseria addossa al tecnico la colpa di esaltare il risultato e sollevare i giocatori dai propri doveri causando la leggerezza vista in campo: è doveroso ricordare però che il tema del “miracolo” non è estraneo a Sarri, infatti lo usò anche l’anno scorso dopo il pareggio in casa contro l’Empoli, era l’8 gennaio 2023 quando la Lazio si fece ribaltare il parziale di 2-0 nei minuti finali, in quel post-partita Sarri disse: “La Champions? Sarebbe un miracolo". Se l’anno scorso usando più volte il tema del miracolo la squadra ha ottenuto il secondo piazzamento in classifica esprimendo uno dei giochi più spumeggianti dell’era Lotito, è difficile pensare come le stesse parole quest’anno possano ledere il gruppo squadra, quando nell’annata scorsa avevano sortito l’effetto opposto. Infine sull’ambiente laziale, Sarri in un’intervista ai microfoni di Sky Sport sempre prima di Atletico-Lazio aveva sostituito il termine “ambiente” con “addetti ai lavori” per esprimere lo stesso concetto, a dimostrazione che non ce l’avesse con i tifosi, ai quali più volte ha dimostrato tutto il suo riconoscimento e affetto. Per riassumere, è evidente come quest’anno la Lazio non giri sui ritmi della passata stagione ed in questo momento “buio” le critiche (sacrosante) arrivino in modo più massiccio, ma forse la verità sta nel mezzo e le colpe devono essere equamente spartite tra staff tecnico, rosa e dirigenza. La Lazio è di tutti ed è giusto che ognuno abbia le sue idee, ma è evidente come la colpa non possa essere di un solo uomo, né tantomeno le sue dichiarazioni. Le somme è giusto tirarle alla fine.

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