Il Messaggero | Con Ciro part-time la Lazio ci guadagna
Come riportato da Il Messaggero, a 33 anni Immobile scrive ancora la leggenda. I suoi gol fanno sempre la differenza. Contro il Celtic Sarri lo fa ripartire dalla panchina, nel primo tempo la Lazio tira finalmente 12 volte in porta, eppure la partita non si sblocca. Finché non entra Ciro al 61' e nel finale, in tre minuti, ribalta i campioni di Scozia. Doppietta flash, meglio di lui in Champions solo il suo ex allenatore Simone Inzaghi (2 reti in 85 secondi) con il poker nel famoso 5-1 contro il Marsiglia. Non capita spesso che il bomber non sia al primo posto di una statistica, ma i suoi ganci mancini segnano il passaggio anticipato agli ottavi, nell'era Lotito è appena la seconda volta. Ora si andrà a Madrid per giocarsi il primo posto con l'Atletico, ma a Ciro il qualificatore va fatta una statua. Adesso è facile, adesso tornano tutti sul carro, come testimonia una storia del fratello Luigi su Instagram. Perché Immobile ha sofferto e martedì sera non si è voluto nemmeno togliere un sassolino dalla scarpa: «Le critiche mi hanno fatto male, non ho pensato all'esclusione, ma i gol mi danno fiducia». Immobile non è il problema, ma la cura. La Lazio segna poco, nell'ultimo mese 5 centri in 6 partite, guarda caso tutti realizzati dalla punta partenopea. E anche le ultime tre vittorie biancocelesti (Fiorentina, Feyenoord e Celtic) portano la sua firma, due però partendo dalla panchina.
Una riflessione su questo dato va fatta. Immobile rigetta un ruolo alla "Altafini" a fine corsa, eppure può essere la sua salvezza, un elisir di lunga vita. Certo, è difficile accettarlo alla sua età, ma Ciro è un generoso, in questi anni ha messo il suo fisico a dura prova. Adesso c'è un alternativa, Castellanos può fare il lavoro sporco nel primo tempo, sfiancare ogni difesa, e lui prendersi la gloria nella ripresa. Sarri ha cercato di persuaderlo più di una volta su questa mossa, adesso vuole fare di testa sua e della società, proseguire sulla scia dell'alternanza continua. Sperando di non fare la fine di Spalletti a Trigoria. Non conta su quale sponda, sembrano infatti avere gli stessi destini i re di Roma. Il paragone può far storcere il muso vista l'accesa rivalità, ma tanti rivedono una certa somiglianza. Immobile come Totti a fine carriera, quando entrava dalla panchina e risorgeva, mettendo in imbarazzo ogni scelta. Ciro però dimostra di avere ancora un'altra marcia e un'altra carta d'identità. Martedì ha aggiornato il suo score sminuendo quello della bandiera romanista nella massima competizione europea. Dodici reti in 20 gare (una ogni 1,6 gare) con le maglie di Lazio, Juventus, Borussia Dortmund e Siviglia. Il capitano giallorosso aveva collezionato 17 timbri in 57 presenze (uno ogni 3,3 match) in Champions nella sua lunga militanza.
La doppietta e il destro contro il Feyenoord lo portano a quota 3 in 5 partite a cui va aggiunto il bottino della stagione 2020-21: con la maglia biancoceleste Immobile ha segnato 8 gol, uno ogni 91' in Champions. «Quest'estate sono rimasto per questa competizione e per l'Italia», aveva detto un mese fa Ciro. E adesso, in azzurro, Spalletti tornerà indietro in vista dell'Europeo? Immobile ha ingoiato il boccone amaro della bocciatura contro Macedonia del Nord e Ucraina all'ultimo giro, l'avviso in anticipo del ct al telefono non lo ha certo confortato. Per fortuna il bomber è uno che risponde solo e soltanto sul campo, al momento con 203 gol con la maglia della Lazio, comunque sette quest'anno con i soliti infortuni di mezzo. Alla faccia di chi vuole rottamarlo. Nonostante le parole di facciata, pure con Lotito il rapporto non è più lo stesso, dopo la sua richiesta di adeguamento del contratto ad Auronzo. Per questo Ciro teme ci sia pure lo zampino del patron, ogni volta che viene accantonato per favorire l'ascesa di Castellanos. Ma alla fine lui fa i gol. E per la Lazio sembra una missione quasi impossibile (ce n'è stata una dello scouting Picchioni in Argentina) trovare un degno sostituto, l'erede di un mito. Ciro si sente ancora tradito. Chissà se il divorzio è solo rimandato a giugno perché l'Arabia (l'Al-Ahli pensa a lui al posto di Firmino) potrebbe ribussare già a gennaio. Di sicuro, se qualcuno intravede un ciclo biancoceleste finito, Immobile rimane infinito