Leggo | Il presidente Lotito: "Flaminio? Ci siamo mossi ufficialmente, la Lazio vuole uno stadio di proprietà. Ecco cosa sogno per questa squadra"
La prima sosta della stagione non ferma il presidente della Lazio Claudio Lotito che, candidato alle elezioni politiche di domenica 25 in Molise con Forza Italia, fa la spola tra Roma e la regione che si affaccia sull'Adriatico. Nonostante i tre cellulari con cui convive da anni, risponde alle domane riusciamo su calcio e politica. Presidente Lotito, andiamo indietro di qualche mese: Sarri e il rinnovo fino al 2025, scelta decisa quella di puntare su un allenatore di grandissimo livello. «Ci siamo capiti subito. Non lo conoscevo, però mi ha fatto immediatamente una grande impressione: come ho già detto Sarri è una persona che vive per il calcio. Per questo gli ho affidato un progetto ad ampio raggio, che mi sembra stia mostrando tutte le sue potenzialità anche in queste prime giornate di campionato che fanno ben preludere a questa seconda stagione». Ma come nasce l'idea di portare Sarri alla Lazio dopo la separazione con Inzaghi? «Dopo l'uscita di scena di Simone Inzaghi, per certi versi improvvisa e inattesa, abbiamo scelto un allenatore in linea con le ambizioni di questo club. Non, dunque, un mister di transizione, ma uno in grado di far partire subito un progetto nuovo, che puntasse sui giovani e al miglioramento della rosa. Ho valutato tanti tecnici validi, più o meno blasonati. Ho scelto di non accontentarmi. Non ho preso un nome: ho scelto un'idea di fare calcio». Poi è arrivato il mercato: promessa mantenuta, sono stati ben otto gli acquisti fatti per una spesa che supera i 50 milioni di euro... «È stato uno dei mercati più dispendiosi sotto il profilo economico, ma si è fatto un investimento per gettare le basi del rinnovamento necessario che attendeva il nostro parco giocatori. Avevamo figure e ruoli da coprire nell'immediato, ma anche bisogno di dare alla rosa più ricambi di quanti ce ne fossero lo scorso anno. Senza fare collezioni di figurine, ma comprando chi fosse veramente utile. E, cosa che molti brillanti commentatori trascurano, non abbiamo venduto le nostre pedine migliori, a partire da Sergej Milinkovic-Savic. Altre grandi squadre hanno sacrificato tasselli importanti, noi no». Romagnoli è stata una trattativa lunga ma alla fine ha accontentato i tifosi, è stato un bel regalo sia al giocatore che è laziale, che ai sostenitori biancocelesti. «Essere laziali è un plus importante, perché aiuta a entrare da subito in sintonia con questi colori. Da solo però non basta. Prima di tutto viene l'aspetto tecnico: e Romagnoli è davvero quel che ci serviva, per capacità ed esperienza internazionale. Del bianco e celeste ti innamori da bambino, così è stato per Romagnoli, oppure giocandoci: penso che Immobile, Milinkovic, ma anche altri che sono qui da meno tempo di loro, siano diventati ormai tifosi della squadra in cui giocano». Qual è l'obiettivo che vi siete prefissati per questa stagione ma anche per il futuro da qui ai prossimi anni? «La crescita. Non possiamo permetterci di andare indietro. Si può raggiungere o meno un trofeo, che dipende da molteplici fattori. Bisogna però sempre arrivare a giocarsi tutto fino in fondo. Ricordo ancora quando arrivai a Formello: era rimasto poco e niente, sia nelle attrezzature che nel patrimonio tecnico, tranne qualche importante giocatore del vecchio ciclo. Presi tanti giocatori, alcuni dei quali sono entrati nella storia della Lazio, come per esempio Tommaso Rocchi. La crescita però è sempre stata tangibile e oggi siamo in alto, nelle posizioni che contano». Parliamo dello stadio di proprietà, ieri Calenda ha detto che il Flaminio non si presta ad essere lo stadio della Lazio ma i laziali lo sognano, è una strada percorribile? «Ci siamo mossi ufficialmente, come sapete. Fare uno stadio di proprietà non è come andare a prendere un caffè al bar. Ci sono procedure, condizioni mutevoli, variabili a non finire che possono incidere sul risultato finale. Per questo parlerò a tempo debito e non ha senso fare annunci di qualsiasi tipo su questo tema. Di certo la Lazio vuole un suo stadio di proprietà». Non so se ha letto in una recente intervista Sergio Cragnotti le ha fatto i complimenti ed ha parlato di un presidente ambizioso che non bada più ai conti. «Mi fanno piacere le sue parole. Noi cerchiamo di conciliare i risultati sportivi con quelli economici». Presidente, Immobile ha fatto la storia della Lazio ma anche del calcio italiano. Però non sembra essere considerato come merita. «Trovo incredibile che un giocatore così non sia celebrato come merita. La Lazio non vuole trattamenti di favore da nessuno. E lo stesso vale per i suoi calciatori. Vorrebbe soltanto che fosse guardata la realtà. Un giocatore che segna moltissimi gol da anni, che è sempre decisivo, con colpi da grande giocatore, va sui giornali per vicende che nulla hanno a che vedere con le sue qualità umane e sportive. Ha vinto la sua Scarpa d'Oro ma forse a qualcuno dà fastidio che stia alla Lazio. Lo conosco e so che ama i tifosi laziali e questa società proprio perché lo fanno sentire ogni giorno importante». Girano tante voci attorno alla Lazio, ci dobbiamo aspettare delle novità a livello dirigenziale? «Girano sempre tante voci attorno alla Lazio. Bisogna guardare ai fatti e non alle indiscrezioni. Nella società sono in corso alcuni cambiamenti, come sapete ho affidato un ruolo per tutto il settore giovanile e la Primavera, oltre che Lazio Woman, a mio figlio Enrico, che porterà sicuramente energia giovane e grande attaccamento ai colori biancocelesti. È arrivato il Direttore Fabiani, persona di grande esperienza che gode della mia considerazione e stima personale. Ho apportato alcuni cambi nella comunicazione, per essere sempre più pronti e propositivi, visto che non abbiamo, a differenza di altri, trattamenti con i guanti bianchi». Qual è il sogno oggi di Claudio Lotito? «Portare la Lazio ai vertici del Campionato italiano e d'Europa. È un sogno sportivo, professionale, personale». Lasciamo il calcio, parliamo di politica: perché si è candidato in Molise? «Mi piacerebbe entrare in Senato e dare il mio contributo. Sarebbe la prima volta, ma l'esperienza di imprenditore conta. Non sarei, insomma, un Carneade come tanti altri che pensano si possano ricoprire questi ruoli senza alcuna competenza. Sto girando il Molise in campagna elettorale e scopro ogni giorno un'Italia piena di valori e dignità, che ha bisogno di essere ascoltata e di potersi esprimere. Incrocio le dita e intanto mi rimbocco le maniche». La sua è stata una campagna elettorale sui generis. Sono diventati virali i sui video in cui balla e canta con i molisani... «È una campagna elettorale che mi sta entusiasmando oltre le aspettative. Ho trovato i molisani un popolo accogliente e generoso. Sono persone vere e io ho voluto comportarmi con la loro stessa semplicità che è poi il mio modo di essere anche se nel mio ruolo di imprenditore e presidente della Lazio non posso sempre esprimere: ho giocato a carte, a calcio balilla, che mi piace tantissimo, sono stato in tante discoteche e in diversi centri anziani. Quando mi hanno chiesto di ballare con loro, potevo rifiutare? (sorride, ndr)».