Inzaghi e Sarri, il passato e il presente della Lazio, sperando in un futuro roseo
Oggi è il giorno di Natale, e come ogni anno che termina è tempo di fare bilanci. Nella vita cosi come nel calcio, al giro di boa si discute con statistiche e dati alla mano. La Lazio è arrivata al suo primo Natale senza Inzaghi dopo sei anni. La sua assenza ha preoccupato molti tifosi, sopratutto i più scettici, che dopo anni di vittorie e trofei hanno visto spostarsi a Milano il loro figliol prodigo. A Roma quest'estate è arrivato Sarri, che ha portato una vera e propria rivoluzione. La prima, in termini di moduli è stato il passaggio dal 3-5-2 Inzaghiano, al 4-3-3. Cambiando modulo, cambiano meccanismi e dettami tattici, e a Formello lo sanno bene, chiedere per info a Luiz Felipe e Acerbi, che dopo anni di difesa a 3, si sono catapultati in una realtà nuova, con un nuovo modo di pressare, di tenere la linea e di giocare. Analizzando reparto per reparto, se la difesa ha affrontato una nuova realtà, la sfida più difficile è capitata al centrocampo. Inzaghi utilizzava 5 centrocampisti, con i due quinti che spingevano e che si alternavano e con Leiva a fare muro davanti la difesa, utilizzando Milinkovic e Luis Alberto, per confezionare assist e inserimenti di gioco. Ora che il centrocampo è a 3, Luis e Milinkovic hanno ruoli e compiti completamente diversi e Leiva si è visto togliere il posto da Cataldi, considerato più duttile dell'esperto centrocampista brasiliano. Ora i centrocampisti, pressano di più, corrono di più (La Lazio è la squadra che in Italia corre di più), ma sopratutto toccano una quantità enorme di palloni, cosi come vuole il manuale del Sarrismo. I tre tenori li davanti, sono quelli che in realtà hanno sofferto di meno il cambio modulo, sia Pedro che Felipe Anderson, sono esterni offensivi di ruolo e Immobile, beh che dire, lui andrebbe bene anche con un attacco a due, tre, quattro, continua ha segnare gol a grappoli e nonostante le preoccupazioni estive, con tanto di telefonate al nuovo mister, sembra che Ciro sia sempre il solito Ciro (auguri di una pronta guarigione a tutta la Famiglia). L'inserimento poi di Zaccagni, che dopo il primo periodo difficile, si è ambientato tornado lo Zaccagni di Verona, completano un reparto ricco di qualità, condito da un Pedro mattatore già a 7 gol e un Felipe che piano piano deve recuperare le forze. I due baby, Moro e Romero forse ancora troppo acerbi sapranno essere importanti più avanti. Insomma Sarri ha cambiato, la mentalità della Lazio, ora più devota alla collettività e al bel gioco. Sarrismo, sul dizionario è la definizione di: "La concezione del gioco del calcio propugnata dall’allenatore Maurizio Sarri, fondata sulla velocità e la propensione offensiva. Ma allora quanto Sarrismo c'è nella Lazio? Dopo 19 giornate, abbiamo raccolto 31 punti in classifica, che messi a confronto con l'ultimo anno di Inzaghi, sono solamente 3 di meno. Infatti nell'ultima stagione del tecnico piacentino, il bottino al giro di boa fu di 34 punti. Quello che ha fatto preoccupare i tifosi Laziali, ma anche lo stesso Sarri, sono i gol incassati. La Lazio infatti fino ad ora ha incassato 34 gol, 21 in meno di quanti ne ha incassati nell'intero anno scorso. Un dato che però fa sorridere, sono i gol fatti. Infatti con 40 gol i biancocelesti sono la seconda forza del campionato. Inzaghi lo scorso anno, in un anno arrivò a 60. Ma quindi questo sarrismo esiste? Al momento non possiamo parlare di Sarrismo puro, ma le idee del mister, cominciano a farsi vedere. Nelle ultime uscite infatti la Lazio ha mostrato, a sprazzi è vero, il gioco di Sarri. Il mister dopo la vittoria contro il Venezia ha commentato dicendo che la squadra comincia ad avvicinarsi sempre di più alle sue idee. L'auspicio infatti è quello che col nuovo anno, la squadra continui a proporre il gioco e a crescere sempre di più, magari con qualche innesto importante. Perché si sa, le rivoluzioni non si fanno in una settimana...