Ad un amante delle statistiche come Maurizio Sarri non sarà di certo sfuggito un dato che non sorride alla sua Lazio. Questione di precedenti, spesso deludenti per la squadra biancoceleste quando è in scena a Torino contro la Juventus. Basti pensare che in ventuno anni la Lazio ha ottenuto soltanto due vittorie in casa della Vecchia Signora, l’ultima nel 2017 grazie al rigore parato allo scadere da Strakosha a Dybala, mentre per trovare la seconda soddisfazione bisogna addirittura rispolverare l’album dei ricordi, sfogliando fino a dicembre 2002 e a una doppietta vincente di Stefano Fiore. Sono le uniche gioie della Lazio sotto la Mole juventina, in un recente passato avaro di soddisfazioni se si tiene conto degli incroci tra campionato e Coppa Italia. Come lo scorso anno, quando la squadra di Sarri in due uscite allo Stadium restò persino a secco di gol tra il 3-0 incassato in Serie A a dicembre e l’1-0 in Coppa di inizio marzo. Un trend negativo da sei gare consecutive in trasferta a Torino, lì dove la Lazio riprenderà il suo cammino alla ripresa sabato pomeriggio, nella seconda gara esterna consecutiva dopo l’impresa di Napoli. Che ha solo parzialmente alleggerito il peso di una partenza in ritardo che costringe ora Sarri all’ennesimo capolavoro. Sfidando quella Torino quasi sempre tabù per una Lazio in cerca di ossigeno per la classifica quanto per le statistiche. Il tecnico va a caccia di conferme dai suoi, con la Champions alle porte i tempi di rodaggio sono inevitabilmente conclusi.

Deve fare i conti con un Claudio Lotito esigente dopo un mercato ricco di rinforzi e di alternative: «Abbiamo allestito una squadra che a livello qualitativo e numerico ha tutto per competere in entrambe le competizioni», è il messaggio lanciato ieri dal patron laziale ai microfoni della Radio della Lega Serie A. «Dopo la Juventus siamo quelli che hanno vinto più di tutti e ora lavoriamo per dare maggior soddisfazione ai tifosi con il bel gioco e l’organizzazione». Ha resisto per anni alle tentazioni juventine per Milinkovic-Savic, il gioiello più prezioso poi ceduto a luglio in Arabia per 40 milioni: «Non abbiamo mai ricevuto offerte concrete, l’unica vera fu da parte di una squadra italiana, di cui non farò il nome, che offrì oltre 100 milioni di euro. Noi non lo volevamo vendere e sono arrivato a offrirgli anche ingaggi importantissimi». TuttoSport/Francesco Tringali

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