Verso la seconda Lazio di Sarri
Manca sempre meno alla Lazio Sarriana 2.0. Il seguito di un percorso intrapreso lo scorso anno e che ha portato, al momento, considerando tutte le operazioni in entrata da quando siede Sarri in panchina, ben 15 giocatori. E il mercato non è ancora concluso: non si escludono, infatti, ulteriori colpi in entrata. Mentre la scorsa stagione, però, le entrate biancocelesti hanno lasciato maggiore spazio al reparto offensivo, considerato il passaggio al tridente d'attacco, il mercato attuale si sta basando molto sul reparto difensivo, il quale lo scorso anno ha mostrato diverse lacune, e al ringiovanimento della rosa.
La principale differenza che deve esserci in questo secondo anno deve essere quella legata al superamento del "blocco psicologico" che Sarri ha descritto la passata stagione in occasione di gare perse come quella di Bologna o di Verona. Dei blackout che vanno totalmente superati per pensare di fare quel salto di qualità che ci si era prefissati con la scelta di affidare la panchina della Lazio ad un allenatore come Sarri. Dal canto suo, il tecnico ha colto al volo questa possibilità di fare bene con i biancocelesti plasmando la squadra a sua immagine e migliorandola: il primo anno, definito il classico anno 0, ha fatto vedere un netto miglioramento tra la prima e la seconda parte della stagione con una media punti importante. Un segnale che la squadra ha iniziato a immedesimarsi nelle idee di Sarri pur con dei vuoti costanti che non lasciavano la squadra.
La seconda stagione deve essere quella del salto di qualità, della continuità e della crescita per poter ambire all'Europa che conta. Il reparto offensivo viaggia bene, quello arretrato dovrà invece fare un percorso che metterà delle toppe a quanto visto la scorsa stagione. In poche parole la squadra dovrà rispettare al meglio quelle che sono le ambizioni di Sarri nel momento in cui ha deciso di firmare il prolungamento del contratto. Negli scorsi anni le seconde stagioni degli altri allenatori biancocelesti hanno spesso messo in mostra delle lacune non indifferenti se non dei veri e propri fallimenti, guardando alle esperienze di Petkovic prima e Pioli poi. Con Inzaghi sembravano essere cambiate le carte in gioco, con un buon percorso intrapreso, seppur con alti e bassi, che ha un inizio e una fine: e' infatti stata inevitabile la fine di un ciclo con il cambio di allenatore e di interpreti sul campo.