Messa alle spalle la tre giorni di coppe europee torna il campionato e, prima della sosta per gli impegni delle Nazionali, valida per la 12° giornata di Serie A, è in programma una sfida che non ha bisogno di presentazioni, una gara che l’intera città di Roma aspetta con trepidazione: Lazio-Roma, il Derby della Capitale. Domani, alle ore 18:00, si affrontano due squadre, allo Stadio Olimpico di Roma, reduci da due risultati opposti in Europa, con la Lazio uscita vittoriosa contro il Feyenoord in Champions League, mentre per la Roma è arrivato un k.o. in Europa League contro lo Slavia Praga. In vista della stracittadina tra biancocelesti e giallorossi, la redazione di LazioPress.it ha intervista, in esclusiva, un ex difensore della Lazio che, per una stagione, ha vestito anche la maglia della Roma: si tratta del doppio ex Sebastiano Siviglia. In giallorosso nella stagione 2001/2002, ha trascorso ben sei stagioni con la maglia biancoceleste, dal 2004 al 2010, conquistando anche una Coppa Italia ed una Supercoppa Italiana.

 

La squadra di Sarri ha battuto il Feyenoord facendo una partita intelligente e sapendo soffrire: che Lazio ha visto martedì? A due giornate dal termine della fase a gironi di Champions, quante possibilità hanno i biancocelesti di passare il turno?

“Ha delle buone possibilità. Contro il Feyenoord ha fatto una partita intelligente, giusta. Loro palleggiavano molto bene, la Lazio è riuscita a colpirli in quelle che erano le loro ripartenze, rubando palla e verticalizzando in fretta. È stata una partita di sacrificio, quello che serve nei momenti di difficoltà. Sono convinto che ha delle buone chance di passare”.

In campionato invece, dopo tre vittorie consecutive, è arrivato il k.o. in casa del Bologna: come si spiega questa “altalena” di risultati e prestazioni? Cosa manca alla Lazio per dare continuità?

“Ero al Dall’Ara, è stata una partita in parte impattata anche bene, però poi hanno sofferto il gioco del Bologna, l’intraprendenza e, ad inizio secondo tempo, con il gol arrivato a freddo, è stato difficile per la Lazio riorganizzarsi e andare a segnare alla squadra di Thiago Motta. Il Bologna si è difeso bene, chiudeva bene gli spazi ed ha fatto una gara solida. Nonostante l’impatto alla gara, non c’è stato quel guizzo che ha determinato l’episodio positivo che poteva far svoltare la partita, magari vai in vantaggio può essere un altro tipo di gara. Alla fine il Bologna si può dire che ha meritato, è riuscito ad essere molto solido dopo il vantaggio. Non c’è stato mai uno spunto, specialmente nel secondo tempo, che faceva presagire ad un gol da parte della Lazio.

Bisogna cercare di dare continuità per fare risultati importanti. Due anni fa c’era una squadra con due volti e due velocità, mentre l’anno scorso c’è stata una squadra che ha dato continuità di risultati, continuava a macinare punti che l’hanno portata al secondo posto. In questi ultimi anni la Lazio è quasi sempre riuscita a stare davanti alla Roma per punti, ha dato maggiore continuità. Quest’anno entrambe sono partite con qualche partita non fatta bene. Questo derby può essere un trampolino, mi viene da pensare alla Lazio che dopo la Roma ha tre partite “abbordabili” che possono dare quello slancio per dare un segnale forte al campionato. Uscire fuori da un derby vittorioso ti può dare entusiasmo, benzina ulteriore per recuperare quei punti in campionato. Davanti ci sono Inter, Juventus, Milan e Napoli che stanno facendo un campionato da vertice e, se si vuole rientrare in quelle quattro, c’è bisogno di recuperare un po' di punti”.

Anche la Roma, in termini di risultati, è altalenante. Quella vista contro lo Slavia Praga può essere una squadra con la testa al derby?

“Non penso che si facciano tanti calcoli. Anche se è un derby, ti giochi comunque il passaggio del turno in Europa League, penso ci sia un interesse ulteriore. Non ho visto la partita, ma ho avuto la sensazione vedendo gli highlight che lo Slavia Praga fosse più in palla rispetto alla Roma, probabilmente ha fatto di più la partita, intensa, vincendo meritatamente. Ogni gara è a sé, si dice sempre così ma fondamentalmente è la verità. Dipende dall’approccio che hai, dallo stato di salute ma anche dall’avversario. Al di là delle qualità dei giocatori, dipende molto da come vengono applicate, a che livello ed intensità”.

Domani andrà in scena la partita più attesa dalla città di Roma: che derby ci dobbiamo aspettare, che Lazio-Roma sarà?

“Il derby è una partita che si prepara da sé, stracittadina molto sentita, con entrambe le tifoserie che attendono questa sfida con trepidazione. Quindi per i calciatori ci sarà sicuramente il desiderio di voler portare a casa la gara, da entrambe le parti. Si può decidere nei particolari. Immagino scenderanno in campo due squadre vogliose di vincere una sfida che ti potrebbe dare una spinta in più. Si giocherà nei particolari ma anche negli episodi, bisogna entrare in campo con grande lucidità ed equilibrio, per non rischiare di esagerare e perdere di vista quello che può essere il contenuto della partita. Si giocherà metro per metro, centimetro per centimetro e attenzione per novanta minuti”.

Lazio-Roma sarà anche Sarri contro Mourinho, due tra i più grandi allenatori della Serie A. Arrivati entrambi alla terza stagione nella Capitale, quale vede più avanti nel proprio progetto di squadra?

“I risultati di Sarri, specialmente l’anno scorso, hanno fatto vedere il lavoro che stava mettendo in piedi da un anno e mezzo. C’è stato un cambiamento totale, di approccio al nuovo modulo, al tipo di allenamenti. Questo ha portato dei buoni frutti con traguardi importanti, perché il secondo posto è un lavoro straordinario fatto dalla Lazio. In questi mesi iniziali, pesa molto il valore “dove abbiamo lasciato” i biancocelesti l’anno scorso e, di conseguenza, crea dei pregiudizi positivi ma pesanti in termini di aspettative.

Mourinho invece è un allenatore che conosciamo benissimo, ha vinto tanto. Al di là della vittoria della Conference League e della finale fatta l’anno scorso in Europa League, in campionato mi aspettavo qualcosa in più. Poi però, anche in questa settimana, si accendono i fari soprattutto su Mourinho perché è un grande comunicatore, attira l’attenzione su di sé per cercare di evitare grandi pressioni sulla squadra, in un momento delicato come quello del derby. È una strategia mediatica in cui lui crede e sa utilizzare. Però è anche la bravura del tecnico nel saper “giocare” con questa arte e, nella comunicazione, lui è molto bravo. Ti tira via quelli che sono i pensieri, ma soprattutto le critiche che ci sono state dopo questa partita, ma anche in quella precedente: il Lecce fino al 90esimo vinceva, quindi dei segnali ci sono. Lui adesso, con la comunicazione, sta cercando di invertire questo faro acceso su queste due prestazioni non convincenti”.

Di derby della Capitale ne ha vissuti diversi: com’è vivere la settimana, la preparazione e l’attesa di questa partita da calciatore?

“Ricordo maggiormente che in quella partita mi isolavo, perché non volevo subire l’influenza di tutto quello che succedeva in città, dal bar in cui andavi a prendere un caffè, dalla pressione dei giornali, ma anche dalle aspettative dei tifosi stessi. Un insieme di pressioni che io, personalmente, non sentivo il bisogno di sentirmi addosso, perché arrivavo già carico alla partita. Il rischio era quello di entrare in campo o consumando troppe energie mentali, perché la giocavo prima del fischio d’inizio la partita, oppure arrivare troppo carico e nervoso. Ognuno ha il proprio modo di preparare la gara, ma ci si deve arrivare equilibrati, sapendo di dover fare una partita al 100% intensa con grande attenzione”.

Di Lazio-Roma o Roma-Lazio ne ha vinti e persi, ma anche pareggiati. Quale derby ricorda con più affetto, anche per l’importanza del momento oltre alla partita in sé stessa?

“Ne ricordo due in particolare: la vittoria per 3-0 del 2006, con un margine così ampio che è entrato nella storia del club per quanto riguarda la stracittadina, e poi un 4-2 arrivato subito dopo il terremoto dell'Aquila, eravamo in ritiro ed isolati nel preparare la partita perché non venivamo da uno score positivo. Un periodo un po’ particolare che però si è concluso con la vittoria contro la Roma. Questi sono sicuramente due derby particolari che ricordo con più piacere”.

Un nome in casa Lazio che può rivelarsi decisivo nella stracittadina? Nella Roma invece?

“La Roma, quando si difende, ho la sensazione che sia una squadra molto compatta, avendo un giocatore come Lukaku, che attacca molto bene gli spazi come fa Immobile per la Lazio. Forse rispetto a Ciro è un po’ più adatto per struttura, nel giocare di spalle e accompagnare la squadra. Lo stesso Dybala è un giocatore che può inventare, come Luis Alberto dalla parte dei biancocelesti. In questi quattro vedo le figure che potenzialmente possono essere protagonisti.

Sono tutti giocatori che hanno nelle loro corde dei colpi che potrebbero cambiare il volto ad una partita. Sicuro vince la squadra più attenta, che riesce a proporre un gioco nella fase difensiva di compattezza, aiutarsi e nell’accompagnare ed essere propositivi nella metà campo avversaria in fase offensiva. Questo mix di sentimenti che si provano bisogna saperli dominare, altrimenti ti giocano brutti scherzi. Mi viene da pensare, nei tanti derby che ci sono stati, se parliamo di un contesto giallorosso, alle parole di De Rossi, che spesso diceva di non riuscire a giocare i derby per il troppo nervosismo. Ma questo è normale, poi dipende da te saper gestire questa emotività”.

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