Unità d’intenti dall’alto in basso. Dietro il confronto di lunedì voluto da Sarri con i big e il resto del gruppo c’è la regia di Lotito, furioso per la debacle di Milano, ma soprattutto per aver rivisto qualcuno pensare solo a se stesso e al proprio orticello piuttosto che al bene della Lazio: «Dobbiamo subito ritrovare lo spirito collettivo che ci ha portato così in alto in questo campionato. Mancano quattro finali - assicura il numero uno - e dobbiamo centrare la Champions a ogni costo. Poi io farò le mie valutazioni al traguardo». Né figli né figliastri, di nuovo tutti sulle spine, nessuno escluso. È questa la strategia del patron per tirare fuori da ognuno il massimo. Lotito fa riprendere a Sarri il pugno duro, è al fianco del tecnico con cui si è confrontato al telefono anche lunedì sera, dopo il discorso mattutino nello spogliatoio. Dopo il 4 giugno però il presidente dovrà fare delle scelte drastiche per evitare che in futuro possano ripetersi alcune situazioni dell’ultimo anno. Ormai pure lui lo ha appurato: appena qualcosa va storto, anche dentro Formello c’è chi aizza gli animi irritati, gettando benzina sul fuoco.

CROCEVIA - Pure questo è un frangente delicato e Sarri ha voluto capire se tutti stessero ancora remando nella stessa direzione per il medesimo obiettivo. I mugugni di Milinkovic e lo sfogo di Immobile alla sostituzione col Sassuolo potevano essere un campanello d’allarme, ma i senatori hanno risposto pubblicamente e in privato: «Uniti per la Champions». Sergej non ha pensieri legati a un addio estivo (anche se in Italia Juve e Milan sono tornate sotto), Ciro ha addirittura già rifiutato un’altra offerta milionaria dall’Arabia alla Cristiano Ronaldo, pur di rimanere a vita alla Lazio e di sostenere ancora questo progetto tecnico. E allora è attesa una grande dimostrazione sul campo davanti al proprio popolo (venduti 7mila biglietti al momento). D’altronde anche a inizio gennaio la Lazio superò un altro momentaccio con un confronto e un patto che la portò a un cammino da record con un nuovo Luis Alberto. Sarri spera che il chiarimento di lunedì produca lo stesso effetto. Dalla sconfitta col Lecce al ritorno col Lecce dopo 3 ko nelle ultime 4 gare e la Caporetto di San Siro. Forse è uno snodo del destino. In quel terribile schiaffo al Via del Mare Immobile si sbloccò, dopo il primo calvario. Adesso il capitano vuole tornare al gol, che gli manca ormai dall’11 settembre all’Olimpico. Serve una vittoria contro i salentini, stramotivati dalla ricerca della salvezza dopo la batosta col Verona, ora col fiato sul collo. Sarà una sfida all’ultimo respiro perché anche i biancocelesti non possono più permettersi nessun passo falso.

ANSIA - Due settimane fa era di 8 lunghezze il vantaggio sulla quinta, adesso di tre, striminzito. Persi 9 punti dall’Inter, 6 dall’Atalanta, 5 dal Milan, 4 dalla Juve. Guadagnato solo un punto sulla Roma al settimo posto. La consolazione in questo caso non può essere un premio. Lunedì Sarri ha voluto scongiurare un crollo emotivo, ma è palpabile il calo fisico con un organico così ristretto e spremuto. Nei finali di stagione purtroppo è una costante della Lazio. Anche Reja, Pioli, Petkovic e lo stesso Simone Inzaghi finirono a corto di fiato. Questo dovrà servire da insegnamento, è un monito definitivo per il futuro. Perché evidentemente non dipende solo dal tecnico di turno e nemmeno dal tutti per uno. Il Messaggero/Alberto Abbate

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