La fortuna aiuta gli audaci come Tudor: missione compiuta dalla Lazio allo scadere in casa contro la Juventus. Difficile iniziare meglio di così: «Vincere in questo modo è il massimo. Non vedevo l’ora di ricominciare, ero fuori dall’estate. Devo fare i complimenti alla squadra perché questo inizio ci dà fiducia per le prossime gare». Proprio quello che ci voleva in vista di una settimana cruciale di nuovo   contro la Juventus in Coppa Italia.
 

La nuova Lazio di Tudor

C’è ancora vita nella Lazio, per lo meno nuova linfa per riprendersi l’Europa con il ritorno a 46 punti al settimo posto. Dopo l’addio di Sarri e il caos, Igor sta risvegliando l’orgoglio nella testa, decisiva  come non lo era mai stata fino adesso. La sua panchina fa la differenza contro questa Juve in emergenza e, con un solo successo nelle ultime 9 giornate (mai così male dal 1998/99), ormai al tracollo verso il quarto posto, fra i fischi dei propri tifosi al seguito. Comincia così la dinastia Tudor, con un premio al coraggio sovrano. Fuori subito Luis Alberto (col solito giallo del dolore pubico) e soprattutto Immobile, i capitani della Lazio. Per carità, il nuovo tecnico pensa anche a martedì, all’importante semifinale di Coppa Italia a Torino, come confermano anche le esclusioni di Guendouzi e Vecino, tornati dalle Nazionali insieme a Isaksen quasi in prossimità dell’incontro. Dunque, il primo 3-4-2-1 di Tudor predilige chi si è esercitato di più a Formello. 

Igor Tudor

La gara


Il pressing biancoceleste aumenta, Felipe e Kamada aggrediscono la Juve e il Taty ha un’occasione d’oro: il suo piattone sfiora solo il palo. Ancora l’argentino, sull’assist sublime di Anderson, calcia sull’esterno della rete, dando persino l’illusione del gol. Szczesny combina un pasticcio con un passaggio folle a Pedro e rischia il rigore nello scontro, su cui sorvolano Colombo e il Var senza le proteste dello spagnolo. Il portiere bianconero si riscatta su un tiro al volo di Felipe sul primo palo. I biancocelesti iniziano un assedio prolun- gato, Zaccagni rimane altissimo, quasi in un 4-2-3-1 con Gila a proteg- gerlo. A tutto l’attacco però manca il solito cinismo e soprattutto un po’ di lucidità nell’ultimo tocco. Allegri è comunque disperato, la Juve sbaglia ogni palleggio. Kean prova a fare un allungo e Romagnoli alza un muro. Funziona la nuova linea a tre biancoceleste con Marusic braccetto.

 

Poca Juve

Non basta un segnale di risveglio. A inizio ripresa Allegri ricorre subito al doppio cambio (Iling e McKennie per De Sciglio e Miretti) per tornare al consueto 3-5-2 più denso. La Lazio paga subito i ritmi forsennati del pri- mo tempo e Mandas si esalta di nuo- vo sul siluro al volo di Cambiaso. Gila fa un tackle in recupero su Kean, che fa esplodere l’Olimpico. I bianconeri però prendono metri e Tudor rilancia Immobile e Isaksen in campo. E proprio Ciro regala una grande palla indietro a Marusic per il tiro de- viato da Bremer, che trattiene pure Zaccagni per la maglia nell’indiffe- renza di Colombo e del Var (è rigore netto). I biancocelesti mantengono il possesso (alla fine sarà il 65%), tirano tanto (16 volte, ma appena 4 nello specchio).

 

Il Messaggero

 

 

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