Sono passati 915 giorni dall’ultima volta in Champions. Era il 17 marzo 2021, la Lazio usciva sconfitta dall’Allianz Arena con un onorevole 2-1 dopo il poker incassato all’andata. Da quella comparsata agli ottavi un lungo inseguimento culminato con lo splendido secondo posto della passata stagione griffato da Sarri. Stasera c’è l’Atletico dell’ex (amatissimo) Simeone, uno degli eroi dello scudetto del Duemila a certificare il ritorno nel salotto buono del calcio europeo. Peccato che la Lazio arrivi all’appuntamento più atteso con tanti dubbi e poche certezze dopo la partenza da libro degli orrori in campionato che l’ha relegata ai confini della zona retrocessione con una sola vittoria e soprattutto tre sconfitte in quattro gare (l’anno scorso furono otto totali). La difesa è diventata troppo perforabile, il centrocampo non copre, l’attacco segna col contagocce: un cocktail letale.

La musichetta della Champions, però, a lungo sognata, può servire da elettrochoc, resettare le idee finora piuttosto confuse di un gruppo che sembra sazio, quasi il risultato della scorsa stagione fosse irrepetibile e non migliorabile. Al netto di qualche svista arbitrale, la partenza è stata troppo lenta ma l’Europa può rappresentare la svolta se la Lazio ritroverà le giuste distanze tra i reparti e le motivazioni di qualche big che sembra appagato. Anche Sarri deve incidere di più come nella passata stagione visti i sacrifici del presidente Lotito che ha speso tanto per mettergli a disposizione (seppure in ritardo) diverse alternative di qualità. Non c’è più tempo da perdere, comincia la Champions, bisogna rialzarsi e cominciare a lottare in un girone che non è impossibile: con la spinta di 50.000 laziali, la banda Sarri può farcela. Il Tempo/Luigi Salomone

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