Il Messaggero | Quale futuro per la panchina della Lazio?
Diversi nomi, alcune soluzioni: la situazione rimane confusionaria
Klose, Parolo o Brocchi come traghettatori per tre mesi oppure Tudor e Gattuso come candidature a lunga scadenza che brucerebbero i sogni del futuro come Scaloni, Sergio Conceicao e Thiago Motta? Dopo un pomeriggio nel pieno caos e un lungo vertice notturno, in casa Lazio sembra che sia prevalsa un'altra soluzione all'addio di Sarri, quella di andare avanti con il suo vice, Giovanni Martusciello, che avrebbe dato la sua disponibilità non solo a guidare la squadra a Frosinone ma anche a finire la stagione e a giocarsi anche le sue chance, con buona pace del Comandante Mau. Più o meno quello che fece Calzona a Napoli. «Non voglio darla vinta ai giocatori, l'ho detto anche a Sarri (in un vertice nella sua villa nel tardo pomeriggio, ndr) che non ha gradito, ma io resto» ha detto Martusciello nella notte al presidente. Lotito, che è piombato a Formello a tarda sera per una notte insonne e l'apertura dell'ennesimo casting, non se lo aspettava. Da Sarri si è sentito tradito anche se il presidente stava meditando già da tempo su come preparare il divorzio a fine stagione senza onorare un contratto da 8 milioni lordi fino al 2025. Scegliendo la strada opposta a quella di Mau, cioè di non comprare a gennaio, Lotito era definitivamente entrato in conflitto con il suo tecnico, a cui rinfacciava il mancato utilizzo di Kamada, di Pellegrini e di Castellanos, giocatori su cui la Lazio aveva sbriciolato - seppure a rate annuali - quasi tutti i soldi incassati con la cessione di Milinkovic.
Le Chance
Quando Sarri lo ha chiamato per comunicargli che si sarebbe dimesso, Lotito era ancora al Senato. Ma nell'improvvisazione, si sa, il patron è un maestro dell'azione e così si è messo subito al lavoro per cercare una soluzione, prima di prendere la strada-Martusciello, certa almeno fino a sabato: l'idea principale, quella di creare in casa un nuovo Simone Inzaghi, puntando su Tommaso Rocchi, ex capitano e bandiera, è stata bruciata nel giro di poche ore. Sfogliando l'agendina, Lotito è arrivato ai nomi buoni, quelli che potevano sognare la panchina della Lazio, cioè Miro Klose e Marco Parolo. A Lotito piace la saggezza dell'ex centrocampista, dal 2014 al 2021 punto fermo della Lazio oltre che uomo-spogliatoio: nel settembre del 2022 ha ottenuto il patentino Uefa A che gli consentirebbe di allenare dal livello giovanile fino alla serie C ma non in serie A, almeno senza un affiancamento. Klose, invece, sarebbe pronto: si era lasciato male con il ds Tare ma oggi non avrebbe più ostacoli e accetterebbe un contratto a termine (giugno), mettendosi in gioco per una eventuale riconferma dopo l'esonero dall'Altach. Tra gli ex laziali sono stati in corsa anche Massimo Oddo e Cristian Brocchi, entrambi pronti ad accettare un accordo partime pur di rientrare nel giro, come Marco Giampaolo, una delle candidature portate dal ds Fabiani. Ma il sì di Martusciello per il momento li ha bloccati.
Lotito non ha voluto esporsi subito cercando un allenatore a lunga scadenza, anche se per questa soluzione, in caso di nuovi ribaltoni, restano ancora due nomi sul tavolo: sono quelli di Tudor, consultato prima dell'ingaggio di Sarri e da tempo candidato alla panchina biancoceleste, e di Rino Gattuso, appena licenziato dal Marsiglia e anche lui già entrato in passato nei casting del senatore.
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