Botta e risposta, scintille tra Sarri e Lotito: nel mezzo la Lazio sballottata dalle accuse del tecnico nella pancia di San Siro e dall’ovvia replica del numero del club. Tensione strisciante, l’intesa iniziale è stata rovinata da evidenti differenze di vedute sulla costruzione della nuova squadra e sulla scelta dei rinforzi da prendere sul mercato. La genesi dei problemi ha però una data precisa e risale a qualche mese fa, prima dell’estate, quando, con l’addio del diesse Tare, Sarri pensava di poter rivestire un ruolo alla Ferguson gestendo in prima persona il mercato. Qualcuno ha equivocato perché il presidente non ha mai pensato di derogare alla legittima aspirazione della società di scegliere gli acquisti. Anzi, è andato oltre rivestendo il ruolo lui stesso di direttore sportivo prima dell’investitura ufficiale del 19 agosto di Fabiani. Le posizioni ormai sono contrapposte: per il presidente «la Lazio è una big, non esiste gap con le grandi», per l’allenatore «la squadra non era così forte nemmeno quando è arrivata seconda». Poi le critiche agli acquisti che non sono andate giù a Lotito che ha ribadito che il «mercato non c’entra nulla con i risultati scadenti». Sulle sfondo quei 16 milioni lordi fino a giugno del 2025 che blindano il tecnico anche se l’appello all’unità del numero del club è un invito a Sarri a rivedere alcuni atteggiamenti che stanno minando un gruppo che già in passato non aveva mai avuto la forza mentale nel proprio punto di forza. La medicina per uscire dalla buca è una sola: migliorare la classifica da guardare solo sotto l’albero di Natale e impreziosire il cammino con una Champions dignitosa. Ci riuscirà la sgangherata Lazio vista finora? Lotito si aspetta una reazione ma, come sempre, le colpe sono di tutti. Il Tempo/Luigi Salomone

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