La Lazio non c’è più, butta dalla finestra l’ennesima gara dell’Europa League e viene giustamente eliminata. Finisce terza in un girone folle per differenza reti dove tutti si ritrovano a otto punti ma paga la disfatta in Danimarca e altri errori disseminati in un cammino vergognoso. Passa da primo il Feyenoord, squadra modesta, che vince col cuore e la spinta di uno stadio caldo: decide Gimenez, appena entrato, con la collaborazione di Patric, Marusic e Provedel, la classifica frittata. Un gol che andrebbe nella sigla della «comiche» e la contemporanea vittoria del Midtjtylland sullo Sturm Graz condanna Sarri a giocare l’odiata e vituperata Conference. Un’altra botta, un colpo al cuore di un progetto che in pochi giorni ha mostrato crepe preoccupanti. Un gruppo incapace di gestire una partita facile, di fallire tre occasioni solari nel primo tempo e di prendere una rete da polli. Una beffa clamorosa che non ha una spiegazione logica perché la Lazio aveva due risultati su tre a disposizione, col pareggio sarebbe passata da prima regalando alle casse della società almeno dieci milioni. Nulla di tutto ciò, pure l’onta della Conference League nella quale sarebbe meglio schierare i giovani per provare a uscire subito, anche se forse la reale dimensione dei biancocelesti a livello europeo è proprio la terza coppa continentale. Una brutta figura colossale, una vergogna per non essere stati in grado di reagire all’avversità che, stavolta, si è materializzata con un errore difensivo da incubo. Eravamo al 64’ e la Lazio in oltre mezz’ora, recupero compreso, non è stata in grado di creare nessuna vera possibilità per raggiungere quel pareggio che sarebbe stato oro.

Foto Fraioli

I cambi, come spesso accade, hanno peggiorato la squadra schierata senza tanti titolari affaticati. L’ingresso di Marusic (per Lazzari), poi quelli di Pedro (Zaccagni), Vecino (Basic), Cataldi (Marcos Antonio) e Luka Romero (Cancellieri) non ha prodotto nulla. Il giovane argentino ha rimediato pure un’espulsione per doppio giallo dall’arbitro bosniaco Peljto (direzione a senzo unico ma ininfluente sul risultato): ha sbagliato, si è fatto prendere dal nervosismo. La grinta, la voglia di prendersi la partita contro un avversario scarso non si è mai vista come in tutte le sei partite di questa manifestazione che negli ultimi anni sta portando solo delusioni al club, sotto tutti i punti di vista. Ora bisogna raccogliere le energie residue e provare a limitare i danni in un derby che si mette davvero male senza Immobile e Milinkovic. Il Tempo/Luigi Salomone

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Parolo: "Nel derby servirà sfruttare i dribbling. Immobile farebbe la differenza anche per 60', Luis Alberto arma in più"