CdS | Inzaghi-Lazio, lo stordimento dell'ultima notte: ecco come andò
Ognuno può raccontare la propria versione, chissà quante altre ne usciranno da qui a sabato, quando tornerà all'Olimpico. La verità è una sola: Simone Inzaghi, a mezzanotte tra il 26 e il 27 maggio, non aveva ancora detto sì alla Lazio. Il contratto lo aveva firmato Lotito, non il tecnico, come confermato dallo stesso Tare uscendo dal centro sportivo di Formello. Esistevano dei dubbi, si stava andando verso l'accordo con qualche forzatura: in sede si era parlato a lungo dei piani per la stagione entrante, della cessione già in cantiere di Correa (guarda un po') e di come andare avanti. Proposta di rinnovo triennale, sino al 30 giugno 2024, con ingaggio da 2,6 milioni di euro più bonus. L'accordo sembrava fatto e in questa direzione spingeva una larga parte dello spogliatoio, legatissima e in contatto con Simone. Dopo 22 anni Simone doveva decidere se restare alla Lazio o se svoltare, accettando l'offerta dell'Inter, entrata in pressing martedì 25 maggio, due giorni dopo la fine del campionato e il divorzio da Conte. Simone si era sentito tradito per primo arrivando a Reggio Emilia per l'ultima stagionale con il Sassuolo. Tra venerdì e sabato aveva saputo di un incontro tra Lotito e Gattuso, dato a Formello da più persone come nuovo allenatore in arrivo alla Lazio. Con il fumo negli occhi si presentò alle interviste in tv e sparò: "Rinnovo? Sto aspettando la società da 15 mesi". Non era completamente vero, ne avevano parlato a dicembre e a gennaio. Simone aveva preso tempo, non era convinto. L'uscita di Inzaghi spiazzò Lotito, convincendolo a tornare all'assalto. Nelle stesse ore si disimpegnò con Gattuso, a sua volta in trattativa con la Fiorentina. L'appuntamento era fissato per mercoledì 26 a Villa San Sebastiano. L'incontro, allargato con il ds Tare, proseguì fino a notte fonda a Formello. Simone, tornato a casa, non riuscì a chiudere occhio. L'Inter era incombente. Quella notte capì che era arrivato il momento di lasciare la Lazio e scelse. La mattina dopo alle 9.30 lo aspettava il segretario Calveri a Formello per la firma. Simone telefonò a Lotito, voleva incontrarlo di nuovo per spiegargli le proprie ragioni e dirgli che sarebbe andato all'Inter. Il presidente lo invitò di nuovo a presentarsi a Formello per il rinnovo. Niente da fare: la decisione era stata presa. Corriere dello Sport.