L'indubbia considerazione che l'1-1 del sabato sera dell'Olimpico stia assai stretto al Monza fotografa alla perfezione il momento negativo di una Lazio ancora irriconoscibile e impantanata nei bassifondi della classifica. Zone calde che Palladino non ha mai frequentato nel suo primo anno brianzolo, grazie a quella chimica ritrovata nella notte romana. È mancato solo il colpo del ko per mandare al tappeto una Lazio ancora in confusione, sfiancata al termine di una settimana sulle montagne russe. L'Olimpico fischia, così com'è successo in tutte le precedenti gare casalinghe in cui non ha mai vinto. Quello del Maradona di inizio settembre resta l'unico successo di una squadra che non riesce a sconfiggere i propri demoni, in silenzio sotto la Curva mentre ascolta la rabbia dei 35mila. Di tutt'altro umore il Monza, perché i rimpianti se li porterà via la notte.

Le sorprese di inizio gara non sono ruotate solo intorno alle mosse di Sarri, che sceglie Isaksen e Guendouzi, tenendo a riposo Felipe Anderson e Kamada. Gli effetti speciali in avvio li regala tutti il Monza di Palladino, capace di prendere di infilata la difesa laziale - sempre troppo precaria - coi suoi trequartisti liberi di agire tra le due linee avversarie che concedono tempo e spazio per la giocata. È con Dany Mota e Colpani liberi di inventare che il Monza ingabbia la Lazio, anche dopo aver ammortizzato male l'unico sprint di Zaccagni che gli costa lo svantaggio. L'esterno di Sarri sgasa su Ciurria, ingenuo a scalciarlo da dietro sulla corsa, a consegnare a Immobile il pallone della redenzione. Di Gregorio spiazzato e gol numero 198 in Serie A per l'attaccante napoletano, il secondo in questo campionato.

Il Monza ci mette un minuto a riannodare i fili di una partita che tornerà ampiamente in suo controllo, anche perché il centrocampo di Sarri fatica a interpretare certi movimenti per poter adottare le contromisure immediate. Nonostante i pericoli sgorghino più dall’asse mancino Colpani-Ciurria, tenuti d’occhio da Luis Alberto e Zaccagni, più rodati rispetto ai novizi Guendouzi e Isaksen. È tra queste pieghe di gara che si inserisce Roberto Gagliardini, bravo ad attaccare il secondo palo a fari spenti in attesa che il pallone di Ciurria attraversi tutta l’area per il tap-in che vale il pareggio brianzolo. Alla Lazio manca il ritmo per saper essere imprevedibile, rimane leggibile e fin troppo scarica quando c’è da ripiegare a tutto campo, lasciando i suoi terzini in balia degli esterni di Palladino. Dany Mota in tuffo di testa rischia persino di completare la rimonta. Dopo l’ora di gioco Sarri partorisce un triplo cambio (dentro Vecino, Anderson e Pellegrini) capace di ravvivare il motore dei suoi, anche se la morsa del Monza, in avvio di ripresa, si farà più gestibile. E se Immobile sfiora la doppietta personale sbattendo sul palo, Colombo tutto solo in area manca nella frustrata di testa che possa far male a Provedel. È l’ennesimo segnale che la Lazio gira male, slegata tra i reparti e imprecisa nei venti metri quando c’è da accendere la luce. Di Gregorio lascia volentieri tutto il lavoro a Provedel, chiamato agli straordinari sul tiro da fuori prima di Colpani e poi di Kyriakopoulos. Il portiere laziale ha avuto ancora addosso i panni dell’eroe, s’è rivelato l’unico grande scoglio che ha diviso il Monza da una vittoria che avrebbe senza dubbio meritato.

Lo riporta TuttoSport.

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